Il libro di Giovanni Di Cicco sull’Educazione prosociale per prevenire l’aggressività, al Liceo Garofano di Capua si sperimentano le diverse forme di apprendimento.
L’ultimo lavoro di Giovanni Di Cicco, dirigente scolastico del Liceo Garofano di Capua, rappresenta un vero e proprio vademecum per chi insegna e per chi si occupa di età evolutiva. Nella doppia veste di esperto docente e dirigente, cioè di persona che da decenni agisce sul campo e di psicologo, l’autore del libro “L’Educazione Prosociale per prevenire l’aggressività”, edito da Zetema e stampato da Grafica Boccia di Capua, traccia un percorso illuminato, fatto anche di consigli pratici, uniti a tecniche di insegnamento valide e accreditate dal punto di vista psicopedagogico, volto a prevenire uno degli atteggiamenti più diffusi nell’età preadolescenziale e adolescenziale: l’aggressività, appunto. Il libro rappresenta una risposta concreta per gli educatori ed ha, naturalmente, una “ricaduta” positiva sugli studenti che diventano protagonisti di un miglioramento considerevole del clima relazionale a scuola e nella società civile.
Nel panorama della società post-moderna e globalizzata, i ragazzi in particolare riconoscono come miti quelli rappresentati nei social network e vivono una realtà virtuale che li porta a solitudine ed egocentrismo. Così le relazioni sociali si impoveriscono e invece per poter crescere e per poter far crescere la società, come dice l’autore, è necessario cooperare, aiutare, essere solidali e cercare risposte rassicuranti concrete alla competizione ed ai conflitti. Giovanni Di Cicco, fondatore di Gen.i.a, l’Osservatorio Capuano, volto a rilevare e gestire fenomeni di bullismo e cyberbullismo, dopo aver dato la definizione della prosocialità e degli elementi fondamentali che costituiscono il comportamento prosociale (l’emittente- il ricevente – l’azione- l’ambiente e la situazione – i valori sociali), passa a valutare la funzione estremamente positiva del comportamento prosociale che ha come effetto la collaborazione e la cooperazione, naturalmente, ma può originarsi solo se alla base c’è una disposizione non aggressiva e non egocentrica.
Sta agli educatori, quindi, attraverso le buone pratiche didattiche, favorire sia le predisposizioni che le azioni prosociali. E qui l’autore mette in mostra le sue competenze come insegnante, dirigente e formatore. Fra le buone pratiche didattiche annovera: l’apprendimento cooperativo, basato sulla distribuzione dei compiti (Cooperative Learning), che educhi al rispetto reciproco, alla solidarietà e al bene comune; il service learning, o apprendimento in servizio, volto a promuover una “scuola civica”, nella quale gli apprendimenti, attraverso simulazioni, diventano azioni concrete nei confronti della comunità ; la Peer Education, Educazione tra Pari, che attraverso il mutuo apprendimento, trasforma gli educatori “più grandi” in facilitatori dell’apprendimento attraverso l’esempio concreto e “l’influenza” reciproca.
Articolo a cura della redazione del Liceo Garofano di Capua
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