Resteranno chiuse almeno un centinaio di attività del mondo della pasticceria e dei bar: “Troppe restrizioni non conviene aprire”.
L’elenco di restrizioni per gli operatori del mondo delle pasticcerie e dei bar è lunghissimo. Si comincia dalla consegna solo a domicilio, si passa per la fascia oraria con le attività che possono svolgere attività (a porte chiuse) solo dalle 7.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 22.00. A queste si aggiungono una serie enorme di procedure sanitarie da adempiere che stanno “penalizzando soprattutto la nostra categoria” dice Mena Celiento, titolare del Gran Caffè Classico a Villa Literno. Le restrizioni valgono anche per le pizzerie, ma in questo caso anche nei piccoli comuni della Campania è già diffuso il concetto di pizza a domicilio, mentre è praticamente nullo quello di richiedere un caffè a casa.
Sono proprio i bar e le pasticcerie dei piccoli comuni ad essere pesantemente penalizzati, poiché basta conoscere minimamente il territorio per capire che nessuno o quasi deciderà di chiedere di farsi consegnare un caffè o un cornetto a domicilio. “La sola riapertura ci costerà tanti soldi, senza sapere nemmeno se riusciremo a vendere qualcosa” fa sapere Mena Celiento che aggiunge: “Basti pensare a tutte le certificazioni che bisogna produrre, oltre alle varie sanificazioni” cosa a cui nessuno si vuole sottrarre, ma senza la garanzia di poter ritornare pienamente in attività è dura decidere di anticipare tanti soldi.
La proprietaria del Gran Caffè Classico insieme ad un centinaio di operatori del mondo della pasticceria e dei bar ha lanciato l’iniziativa #iononcosegno a casa. “Per riaprire una pasticceria e produrre dolci è necessario rifornirsi di materie prime che hanno un loro costo, pagare un pasticciere, consumare corrente elettrica ed altre spese, senza sapere se riusciremo mai a vendere qualcosa“. Lo scenario che si prospetta davanti agli operatori di queste categorie è quello di attivare i laboratori, preparare i dolci ma senza sapere se mai nessuno li comprerà.
A questi problema si aggiunge anche un’altra questione, ovvero il pagamento on line della consumazione. Questa metodologia di pagamento non è ancora molto diffusa su tutto il territorio, in tanti sono all’oscuro anche dell’esistenza di metodì come PayPal e non si fidano ad utilizzarli. Condizioni che restringe ancora di più la platea di persone che potrebbero decidere di acquistare da bar e pasticcerie alla riapertura. “A queste condizioni preferiamo restare chiusi, in questo modo almeno non dovremo anticipare soldi che non siamo sicuri di poter recuperare con il nostro lavoro. C’è l’Italia intera che deve ripartire eppure il nostro settore è quello più penalizzato, quasi come se fossimo gli unici a poter trasmettere il virus” conclude Celiento.
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