Il ministro Valditara ha istituito una commissione che revisionerà le indicazioni nazionali di storia entro la primavera del 2025
Una critica abbastanza comune mossa all’insegnamento nelle scuole italiane è lo scarso spazio dedicato agli eventi successivi alla seconda guerra mondiale. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha promesso che la situazione cambierà in una lettera scritta a La Stampa in risposta a un intervento di Gianni Oliva sulle nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica. “Ho istituito un gruppo di lavoro per la revisione delle indicazioni nazionali di storia perché finalmente gli studenti conoscano anche gli eventi dell’ultimo dopoguerra, conoscenza fondamentale per essere cittadini consapevoli”, ha spiegato Valditara. Parlando con l’Ansa, il ministro ha poi aggiunto che i lavori della Commissione termineranno al massimo all’inizio della primavera del 2025.
Valditara ha sottolineato l’importanza dell’uguaglianza
Nella lettera inviata a La Stampa, Valditara ha sottolineato l’importanza centrale attribuita al concetto di uguaglianza nel documento inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI). Il ministro osserva che l’uguaglianza, intesa come “eguaglianza nel godimento dei diritti inviolabili e nell’adempimento dei doveri inderogabili”, costituisce un principio cardine della Costituzione, da leggersi in stretta connessione con la centralità della persona e il valore della libertà individuale, inclusa la proprietà privata come ribadito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Valditara ha dichiarato che questa visione si allontana parecchio dalla concezione “comunista” dell’uguaglianza, che, dal suo punto di vista, implicherebbe la sottomissione dello Stato all’individuo e la soppressione delle individualità.
Valditara ha concluso la sua lettera ribadendo come l’educazione civica, intesa come formazione alla cittadinanza consapevole e alla conoscenza dei valori costituzionali, debba permeare trasversalmente tutti i programmi scolastici, andando oltre le 33 ore di insegnamento obbligatorie.
Fino a che anno arrivano i programmi di storia nelle scuole?
Nelle scuole italiane l’insegnamento della storia tende a ripetersi alle elementari, alle medie e alle superiori, andando chiaramente ad approfondire i singoli argomenti di volta in volta, ma senza mai spingersi troppo oltre la fine della seconda guerra mondiale. Spesso il tempo a disposizione degli insegnanti non permette di approfondire troppo i decenni più vicini alla modernità, come evidenziato anche da alcune indagini. Per esempio, da un sondaggio realizzato da Skuola.net nel 2014 due settimane prima degli esami di maturità era emerso che il 25% degli studenti italiani non era arrivato nemmeno alla seconda guerra mondiale.
Risale sempre al 2014 un articolo pubblicato su Il sussidiario dal docente di storia Gianni Mereghetti, nel quale il docente si era scusato con i suoi studenti all’ultimo anno delle superiori per essere riuscito a coprire solo la prima metà del Novecento. “La responsabilità di questa inadempienza è solo mia, e viene dal fatto che mi piace approfondire le tematiche, valutarle insieme agli studenti per formare una coscienza critica”, aveva scritto.
Anche se tecnicamente i docenti non devono più seguire un programma rigido, sostituito ormai da anni con indicazioni più generiche che lasciano maggiore libertà all’insegnanti, la necessità di seguire un ordine cronologico e di dare il giusto peso ad alcuni eventi cruciali rimane. Da questo punto di vista, ogni professore di storia si trova davanti al non facile compito di valutare quali temi “sacrificare” (o perlomeno approfondire meno degli altri) per rendere possibile coprire una fetta più ampia del periodo successivo alla seconda guerra mondiale.
Potrebbe interessarti anche questo articolo: Scuola, in Italia oltre il 40% dei professori ha più di 60 anni