Alessandra Tommasino – “La plastica è entrata nella nostra catena alimentare”. Al Forum Polieco il professor Greco ha lanciato l’allarme sullo stato crescente di inquinamento, contro il quale oggi migliaia di giovani hanno manifestato aderendo al “Fridays for future”.
Fridays for future. Oggi, migliaia di studenti hanno invaso le piazze italiane per protestare contro l’inquinamento ambientale. I cambiamenti climatici preoccupano e la presa di coscienza dei giovani è un traguardo che lascia ben sperare per segnare la discontinuità rispetto al passato.
La situazione del nostro pianeta è davvero allarmante sotto il profilo della pressione ambientale. Al Forum internazionale sull’economia dei rifiuti, promosso dal consorzio nazionale Polieco, a lanciare l’allarme sul trend progressivo di inquinamento, è stato uno dei massimi conoscitori del fenomeno delle plastiche in mare, il professor Silvestro Greco, biologo marino e direttore della sede romana stazione zoologica Anton Dohrn.
Prof. Silvestro Greco
“Per comprendere la gravità della situazione attuale, sotto il profilo ambientale, basti pensare che 150 anni fa c’era una concentrazione di 220 parti per milione di CO2 nell’atmosfera – osserva Greco- mentre oggi siamo quasi al doppio con 414 ppm”. L’esperto ha aggiunto un altro dato preoccupante: in merito alle sostanze di sintesi, “siamo arrivati al numero di 40 mila con la maggior parte fra queste definite ‘contaminanti persistenti’”.
La situazione dei frammenti plastici nei mari italiani è grave: “ Sono 179 mila per 1 km quadrato sulla superficie con una quantità di plastica che va dal 3 al 5 % e che si traduce in 70 – 90 mila frammenti sul fondo per metro quadrato”, ha fornito i numeri Greco, aggiungendo un altro dato: “Ogni anno vengono buttate in mare dagli 8 ai 13 milioni di tonnellate”.
“Il problema è che – ha aggiunto il professore – la plastica era stata pensata per durare per sempre, mentre nel tempo abbiamo cominciato a farne un uso irresponsabile, come dimostra ad esempio il fatto che per bere uno Spritz utilizziamo cannucce, ossia oggetti che hanno una durata di pochi minuti e non si riciclano”.
Greco ha presentato al Forum PolieCo uno studio effettuato dall’ Università di Vienna che ha svolto un’indagine su nove gruppi di persone di varie nazionalità e abitudini alimentari. “Il risultato è sconfortante perché è emerso che in 10 grammi di feci si ritrovano 20 frammenti di microplastica di almeno tre tipologie diverse, questo significa – ha osservato Greco – che tutti noi mangiamo plastica”.
Ma qual è la soluzione? “Cambiare paradigma è l’unica possibilità, non si può pensare di vivere senza plastica, basti pensare al settore ospedaliero, ma bisogna abbandonare il monouso, evitare di produrre nuova plastica”, ha concluso il professore .
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