L’ex ministro Landolfi spara a zero contro la magistratura dopo la sentenza di condanna per corruzione a suo carico.
L’ex ministro Landolfi contro la magistratura
“L’indagine che mi ha coinvolto, conclusasi con la sentenza di lunedì 23 dicembre, è stata un’indagine contro di me, e non su di me. Per me è prevalso l’assunto che non potevo non sapere, altri esponenti politici soprattutto di sinistra coinvolti in indagini, potevano invece non sapere: penso a Lorenzo Diana, e a Bassolino che, nel periodo dell’emergenza rifiuti, firmava tutte le ordinanze”. Così l’ex Ministro delle Telecomunicazioni nonché ex parlamentare di An e Pdl, Mario Landolfi, commenta in una conferenza stampa appositamente convocata a Caserta, la sentenza emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha condannato Landolfi a due anni di carcere, con pena sospesa e non menzione della condanna nel casellario giudiziario, per una vicenda di corruzione risalente al 2004 e relativa al Comune di Mondragone, escludendo l’aggravante mafiosa, ovvero la circostanza che “non mi ha fatto vivere per 12 anni”, sottolinea Landolfi, affiancato dal suo avvocato Michele Sarno.
” Magliocca e Del Gaudio vittime come me”
Un processo che era una costola di quello sulla gestione dell’attività di raccolta rifiuti nel Casertano, che ha visto tra gli imputati condannati l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Alla conferenza arriva anche l’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, “arrestato come Al Capone – ricorda Landolfi – con tanto di elicottero, ma poi assolto in via definitiva da ogni accusa”. Landolfi cita l’attuale presidente della Provincia di Caserta “Giorgio Magliocca, in carcere per undici mesi per reati di camorra e poi assolto”, tutti “vittima come me – dice Landolfi – di un modo di amministrare giustizia che spesso non risponde alle richieste o alle esigenze del cittadino, ma risponde più a convenienze della corporazione giudiziaria. Ma intanto un’intera classe dirigente, quella del Pdl, è stata spazzata via”.
Landolfi ricorda Enzo Tortora e parla di “sentenza di compromesso”
“Io sono finito sotto processo – rincara Landolfi – grazie ad accuse raccolte da delinquenti in divisa ed alle dichiarazioni del pentito Giuseppe Valente (ex presidente del Consorzio rifiuti Caserta4), che ha sposato quelle tesi; Valente è una persona che noi abbiamo dimostrato essere inattendibile, le cui dichiarazioni sono però servite in altri processi, come quello a Cosentino; per questo la Corte mi ha dato due anni, forse non voleva sconfessare altre decisioni. La mia è stata una sentenza di compromesso”. Landolfi, che dovrà probabilmente affrontare Appello e Cassazione (“sono convinto che le accuse cadranno del tutto”, dice) ricorda anche Enzo Tortora, e afferma poi che “in Italia c’è un problema irrisolto, anzi incancrenito, che è quello di avere una giustizia più obiettiva, e di eliminare questo rapporto incestuoso tra politica e magistratura, che non era un’ossessione di Berlusconi, ma un dato di fatto. Ma non sono sicuro che avverrà; fa riflettere vedere Bonafede occupare la carica di grandi persone come Rocco o Vassalli, parlare ancora di prescrizione, cosa cui io, a differenza di tanti politici pagando con questa condanna, ho rinunciato. Ma il livello è questo”.
Gli atti in Procura per reato di calunnia a carico di Valente
Il legale Michele Sarno afferma di aver chiesto al Tribunale di inviare gli atti in Procura per valutare a carico di Valente l’eventuale reato di calunnia, e l’esclusione dal programma di protezione. L’ex parlamentare, ultimo rappresentante casertano che ha seduto al Governo come ministro, conclude affermando di avere comunque “piena fiducia nella magistratura, come dimostra la mia sentenza”