In Brasile sono morti 209 delfini di fiume nel 2023, ora si indaga sulle cause

Una situazione che ha portato alla riduzione della popolazione delle inia (la più colpita) di circa il 15%. Scopriamo il perché

Nell’agosto 2023, un team di biologi, veterinari e pescatori ha condotto un’importante operazione di monitoraggio sui delfini di fiume dell’Amazzonia brasiliana. L’obiettivo era comprendere meglio le cause della moria di massa che, tra settembre e novembre 2023, ha colpito questi affascinanti mammiferi acquatici. Durante quel periodo, ben 209 delfini furono trovati morti tra i laghi Tefé e Coari, situati lungo due affluenti del Rio delle Amazzoni.

Il problema della siccità

Il contesto ambientale in cui si è verificata questa tragedia è stato segnato da una siccità eccezionale, attribuita al fenomeno climatico noto come “El Niño”. Questo fenomeno, che si manifesta periodicamente nell’Oceano Pacifico, ha avuto un impatto significativo sul clima in gran parte del mondo, compresa l’Amazzonia. Durante quei mesi, il livello delle acque nel Rio delle Amazzoni e nei suoi affluenti è diminuito drasticamente, causando incendi diffusi e un riscaldamento anomalo delle acque dei laghi. Nel lago Coari, la temperatura ha raggiunto i 34 °C, mentre nel lago Tefé si sono registrati picchi di 40,9 °C, circa 10 gradi in più rispetto alla media stagionale. Queste condizioni estreme sono state probabilmente la causa diretta della morte di numerosi delfini e pesci, poiché tali temperature sono insopportabili per molte specie acquatiche.

I delfini dell’Amazzonia appartengono a due specie principali: le inia (Inia geoffrensis) e i tucuxi (Sotalia fluviatilis). Le inia, noti anche come delfini rosa, sono i più grandi delfini di fiume al mondo, raggiungendo i 2,5 metri di lunghezza. I tucuxi, più piccoli, sono simili ai tursiopi marini ma non superano il metro e mezzo di lunghezza. Entrambe le specie sono considerate a rischio di estinzione, come gran parte dei delfini di fiume nel mondo, a causa dell’inquinamento e dello sfruttamento dei corsi d’acqua.

Delfino
Delfino | Ansa – ireporters.it

La moria del 2023 ha colpito principalmente le inia, che sono famose per il loro caratteristico colore rosa. Questo colore è dovuto alla combinazione di una pelle naturalmente bianca e alla visibilità dei vasi sanguigni, che conferiscono loro una tinta rosa. Con l’avanzare dell’età, la pigmentazione iniziale grigia si perde, specialmente nelle acque torbide dei fiumi amazzonici, dove la luce solare penetra difficilmente.

Lo studio

Durante la recente spedizione, i ricercatori hanno catturato temporaneamente alcuni delfini per condurre una serie di esami, tra cui prelievi di sangue ed ecografie, al fine di ottenere dati utili sulle loro condizioni di salute. Inoltre, sono stati applicati microchip e marchi di riconoscimento sulle pinne dorsali degli individui studiati per facilitarne l’identificazione in caso di futuri ritrovamenti, sia di animali vivi che morti. Questa operazione è stata fondamentale non solo per comprendere meglio le cause della moria, ma anche per monitorare lo stato attuale della popolazione di delfini.

Secondo le prime stime, la moria del 2023 potrebbe aver ridotto la popolazione delle inia del 15%. Questo dato preoccupante evidenzia la fragilità delle specie di delfini di fiume e la necessità urgente di azioni concrete per la loro conservazione. Miriam Marmontel, dell’Istituto Mamirauá per lo sviluppo sostenibile, l’ente di ricerca che ha coordinato l’operazione, ha sottolineato l’importanza di queste analisi. “Speriamo che le informazioni raccolte ci forniscano indicazioni utili per prevenire future morie”, ha dichiarato Marmontel a Reuters. L’obiettivo finale è quello di stabilire un protocollo di emergenza per proteggere le popolazioni di delfini in caso di eventi climatici estremi come siccità prolungate.

Con l’avvicinarsi della stagione secca in Amazzonia, le temperature stanno nuovamente aumentando e il livello dell’acqua del lago Tefé continua a scendere. Attualmente, la temperatura dell’acqua si aggira intorno ai 30 °C, secondo le rilevazioni dell’Istituto Mamirauá. Questi segnali preoccupano gli scienziati, che temono un’altra potenziale crisi per i delfini di fiume.

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