Categories: Cronaca

Imprenditore alla Balzana arrestato nel traffico camorra e carburanti

Padre e figli arrestati nell’inchiesta su camorra e carburanti, la famiglia è tra gli assegnatari dei lotti di terreno del bene confiscato della Balzana a Santa Maria La Fossa.

Camorra e traffico di carburanti, tra i 45 destinatari delle misure cautelari nelle province di Salerno, Brescia, Napoli, Caserta, Cosenza e Taranto c’è anche Raffaele Diana di San Cipriano D’Aversa ma residente a Salerno dove ha sede la sua società. Tra gli arrestati anche i figli di questi, Giuseppe e Vincenzo Diana, quest’ultimo risulta essere tra gli affidatari di Agrorinasce di uno dei lotti della Balzana, bene confiscato a Santa Maria La Fossa. Il progetto di riutilizzo della Balzana, presentato dalla società consortile guidata da Giovanni Allucci è stato finanziato con fondi per lo sviluppo e la coesione dal Ministero per il SUD. Il rischio che la camorra potesse essere uscita dalla porta ma rientrata dalla finestra era stato lanciato proprio da ireporters.it, un anno fa. “Vincenzo Diana – si legge nell’indagine- partecipava a pieno titolo, quale amministratore di fatto, alle attività illecite ( a volte prendeva direttamente parte ai contatti con i clienti e svolgeva direttamente il ruolo di autista delle autocisterne utilizzate per il trasporto dei carichi incriminati) delle società delle famiglie Diana /Petrullo”. Altri affittuari dei lotti della Balzana sono la moglie di Raffaele Diana ed ancora il cognato di questi. L’assegnazione al gruppo familiare, con interessi certamente poco trasparenti così come dicono gli inquirenti, dovrà ora essere rivista. Tutta la lottizzazione della Balzana voluta da Agrorinasce, meriterebbe in verità di essere passata al vaglio per scovare altre infiltrazioni, che pure ci sono. Come mai la famiglia Diana si è interessata al bene confiscato? Quali altri interessi si nascondono? Perchè non si sono fatti adeguati controlli prima di assegnare i lotti di terreno? Qualcosa negli ingranaggi dei controlli di Agrorinasce non ha funzionato.

I commenti

Secondo il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, intervenendo sull’operazione contro le frodi nelle accise e nell’Iva sui carburanti, condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza di Salerno e Taranto, coordinati dalle Direzioni distrettuali antimafia di Potenza e Lecce, “L’indagine sviluppa uno degli aspetti nei quali la criminalità si sta infiltrando, il campo della commercializzazione dei carburanti”. L’indagine è stata portata avanti attraverso intercettazioni ambientali e telematiche e un attento esame dei documenti. Il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris ha parlato di una “vera e propria miniera di oro nero” sull’asse Campania-Puglia, con “rilevantissimi profitti” per i clan dei casalesi e quello dei tarantini.

Altri possibili risvolti

Raffaele Diana, nell’ordinanza di arresto viene descritto con particolare caratura criminale, definito come il capo mentre Vincenzo e Giuseppe Diana come gli organizzatori, mediante l’acquisizione di immobili, beni mobili registrati e compendi aziendali a loro di fatto riconducibili ancorchè formalmente intestati a terzi, in particolare la Carburanti Petrullo srl, la Dipiemme Petroli srl. Uno degli imprenditori coinvolti, resosi conto che aveva perso il controllo della sua società, “ormai di fatto in mano” a un clan campano, ha rischiato di scatenare “una vera e propria guerra” . Era stato assoldato un killer per uccidere Raffaele Diana ma il progetto è stato abbandonato perché era “mutuo interesse” non provocare “eccessivi allarmi sulle attività illecite portate avanti, estremamente lucrose per entrambi le parti”. Durante l’inchiesta è stato scoperto anche un carabiniere “infedele” (riceveva taniche di gasolio che poi rivendeva in cambio di informazioni ai clan), che nel 2019 è stato trasferito dalla Campania a un incarico “non operativo”. Ulteriori indagini si concentreranno probabilmente anche sui altri rapporti familiari di Raffaele Diana, cugino di Michele Fontana alias ‘O sceriffo’, esponente di spicco del clan dei Casalesi cartello di Michele Zagaria a Casapesenna. Bisognerà anche capire se sono vere le voci che parlano di ingenti quantità di denaro trasferite in banche svizzere. Tina Cioffo

redazione

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