di Tina Cioffo Il vero atto di fede non è in Cristo ma nella Giustizia. In fondo se credi e ti affidi alla preghiera in qualche modo ne vieni sollevato perché sei certo che non verrai tradito. Ugual cosa, sostituendo la preghiera con la denuncia, dovrebbe accadere anche per le questioni terrene, giudicate dagli uomini che nel diritto unito all’etica e ad una inguaribile schiena dritta, dovrebbero avere la propria bibbia, ma non è sempre così.
E’ ormai cosa nota che ad Elvira Zagaria, ritenuta cassiera del clan dei Casalesi a Casapesenna sono stati concessi i domiciliari, nonostante non sia in fin di vita e nonostante sia stata condannata a sette anni di carcere. La sua storia non è di quelle isolate, non é la classica pecora nera di una famiglia onesta è anzi, per usare una metafora che ha origine con l’origine della specie secondo la teologia di Adamo ed Eva, una delle tante mele marce di un carico che sta già infettando altri frutti. La Giustizia, ha deciso di concederle la misura alternativa alla galera, rinchiudendola in casa in un paese del Frusinate. Elvira Zagaria non è solo la sorella di Michele Zagaria, alias ‘capastorta, capo della fazione camorristica dei Casalesi con interessi al di là dei confini nazionali e con amicizie che lo hanno protetto fino al 7 dicembre del 2011.
È anche la sorella di Antonio, Pasquale e Carmine Zagaria. I primi due sono ancora in carcere con condanna per associazione a delinquere. Il terzo è invece totalmente libero tanto che ha deciso anche di diventare imprenditore insieme alla moglie, Tiziana Piccolo accusata di ricettazione con le cognate, nel campo del vestiario ed insieme alla sorella Gesualda, nel campo dei profumi alla spina. Il negozio di abiti griffati amato dalle adolescenti è sotto sequestro ma sono in pochi ad essersene accorti perché Tiziana Piccolo moglie di Carmine Zagaria, continua ad andarci senza alcun problema. Nel negozio continua a ricevere i clienti e a stare sulla porta in attesa che donne e ragazzine entrino. In fondo si tratta di affari. Un’altra sorella di Elvira è Beatrice che è ancora rinchiusa in ‘gabbia’, mentre il figlio di quest’ultima, Filippo Capaldo è tornato libero nella sua Casapesenna. Tutto regolare, è una questione di giustizia.
La stessa giustizia che a Luigi Venosa, un altro capo clan dei Casalesi, concesse invece il rispetto della morte, portandolo a casa nelle ultime ore della sua esistenza mal spesa e sicuramente non onorevole. Era un camorrista ed un killer, ma per lui la pietà arrivò in tempo e puntuale. Non è stato così per Giorgio Mancinelli, napoletano che era stato condannato con sentenza passata in giudicato a cinque anni di reclusione per il reato di bancarotta fraudolenta. Nonostante l’avanzata età ed il carico di malattie che negli anni lo avevano reso alla fine un tronco umano, la Giustizia doveva fare il suo corso e allora fu portato a Poggioreale, il carcere di Napoli. Durante l’ultimo periodo della sua esistenza era stato chiesto che potesse morire nel suo letto ed invece è morto all’Ospedale del Mare, in stato di piantonamento.
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