In Aula è intervenuto il leader di Azione Carlo Calenda che ha bocciato il decreto sul Superbonus. È il provvedimento “più di destra mai fatto nella storia repubblicana“, ha detto
Il decreto Superbonus è stato approvato nell’Aula del Senato con 101 sì, 64 no e nessun astenuto. Adesso dovrà ricevere l’ok anche della Camera ed entro il 28 maggio dovrà essere approvato in via definitiva. In Aula si è parlato anche del bisogno di limitare il più possibile l’impatto delle agevolazioni sulle casse pubbliche. Dal 2021 a oggi, infatti, l’insieme delle agevolazioni per i lavori di edilizia è costato 210 miliardi di euro contro 196 miliardi di euro del valore del Pnrr.
Secondo i dati dell’Istat per ogni 100 euro di spesa per il Superbonus l’economia italiana ha beneficiato di 84 euro. Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’attuazione del programma di governo nel governo Meloni ha detto: “Il Superbonus ci costa più del Pnrr. È un mostro che cresce di ora in ora, va fermato”. Fazzolari ha parlato degli interventi del governo e ha sottolineato: “Forse gli ottimi dati economici visti in questo anno e mezzo sono anche merito della nuova impostazione del governo. Noi lo abbiamo sempre detto, la ricchezza la creano le imprese e i lavoratori, non i governi. Ma è anche vero che quando un governo fa il suo, assicurando credibilità e stabilità, per chi deve operare sul campo è più facile”.
Il Superbonus “oggi ci costa 219 miliardi, molto più del Pnrr. Una assurdità per efficientare il 4 per cento del patrimonio immobiliare, per lo più seconde case e villette. La più grande manovra redistributiva dal basso verso l’alto. Siamo intervenuti per porre rimedio a questa assurdità. Ma, giorno dopo giorno, ci siamo accorti che non era sufficiente e stiamo cercando di mettere una toppa. È sempre doloroso quando si deve intervenire, ma è peggio dire: avrete meno lavoro per il superbonus”, ha continuato il sottosegretario.
Il segretario di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto: “Sul Superbonus continuiamo ad avere molte perplessità e siamo contro qualsiasi ipotesi di legge retroattiva, in qualsiasi settore. È una questione di principio. Non rinunciamo alla difesa dei nostri principi. Detto questo, per un emendamento che non condividiamo non viene assolutamente meno la fiducia nel governo. Abbiamo votato e lo faremo sempre la fiducia a questo governo di cui siamo parte protagonista ma continueremo sempre a dire quello che pensiamo con grande trasparenza e lealtà“.
Sul mancato rinnovo del taglio delle accise sui carburanti, Fazzolari ha spiegato: “Abbiamo pensato che spendere 10 miliardi per far pagare agli italiani la benzina 20 centesimi in meno non rientrava nella visione di Paese. Li abbiamo spesi per l’occupazione e il taglio del cuneo fiscale. Lo stesso abbiamo fatto con il reddito di cittadinanza. E gli italiani hanno capito”.
Fazzolari ha anche elencato i punti da risolvere: la discrasia “tra le piccole e medie imprese, quelle italiane costituiscono il 99 per cento di quelle europee, e i grandi gruppi di interessi che continuano a dare le carte”, la diversa tassazione tra chi svolge le attività sul territorio rispetto a chi opera nei paradisi fiscali, le strategie utilizzate dalle aziende per eludere le tasse. Il sottosegretario ha anche affrontato il tema della natalità: “È un paradosso pensare che non ci riguardi. La Ue, che ha un programma su tutto, non ne ha uno dedicato alla natalità“.
In Aula è intervenuto il leader di Azione Carlo Calenda che ha bocciato il decreto sul Superbonus: “Siamo al redde rationem“. È il provvedimento “più di destra mai fatto nella storia repubblicana“, ha detto. Il senatore si dice contrario all’idea “che si possano spendere circa 160 miliardi di euro per dare soldi a tutti, in piccola parte a chi ne ha bisogno e in enorme porzione a chi non ne ha bisogno“. “Ogni volta che si sceglie la strada della mancia, alla fine i conti bisogna farli”. Il Superbonus è “figlio di quell’ansia di trovare risorse” e “figlio anche di incompetenza e approssimazione“.
Il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana Antonio Patuelli ha detto: “Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti e quindi siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo perché dice che quelli già comprati dal primo gennaio non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative“.
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