Il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Giovanni Melillo, audito in Commissione antimafia, è intervenuto sull’evoluzione della camorra
“Da anni nella camorra prevalgono le spinte alla composizione delle tensioni, alla mediazione dei conflitti violenti che sono relegati in aree marginali dove si lascia che si sprigionano scontri armati a bassa intensità. Sono fenomeni marginali. Anche gli omicidi recenti appartengono alla dimensione delle epurazioni per la tutela di equilibri criminali consolidati che vanno protetti. Il ricorso all’omicidio, prima consueto, negli ultimi anni è diventato un indice di nuovi e più evoluti equilibri criminali, determinati dalla cogestione per equilibri comuni”. Così il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, Giovanni Melillo, in audizione in Commissione antimafia.
“Una fuorviante narrazione vorrebbe ricondurre la camorra a violenza urbana sprigionata dalla contrapposizione di bande in continua trasformazione, ovviamente esiste anche questa dimensione a Napoli ma è una dimensione parziale”, ha poi spiegato il procuratore.
Melillo ha parlato della “espansione di una gigantesca rete di imprese che condizione pesantemente i mercati dove trasferisce una offerta straordinaria di offerte illegali, o legali ma a condizioni illegali”. Il procuratore ha sottolineato la “dimensione periferica della camorra nel dibattito pubblico.
La camorra è un veicolo di trasformazione della violenza in ricchezza, in forza economica, in condizionamento dei processi decisionali che regolano la spesa pubblica. La leadership dei cartelli criminali coincide con la leadership delle reti di impresa che racchiudono fenomeni gravissimi di asservimento del mondo delle professioni all’economia illegale. In non pochi casi si assiste alla completa immedesimazione tra le amministrazioni locali e queste reti”
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