di Tina Cioffo
Era il cugino del killer di don Giuseppe Diana e per questo è stato ucciso dalla camorra. Il 3 dicembre dinanzi al Gup di Napoli, Rosamaria De Lellis, tre imputati Nicola Panaro, Sebastiano Panaro e Francesco Schiavone alias ‘cicciariello’, hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato per l’omicidio di Giuseppe Quadrano, colpevole secondo i camorristi di non aver voluto sottostare agli ordini del clan dei Casalesi che gli chiedeva di convincere l’omonimo cugino a ritrattare la collaborazione con la giustizia. La vittima Quadrano, che di professione era postino presso le Poste di San Cipriano D’Aversa si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan. Stamattina si sono costituiti parte civile i figli Luigi e Pasquale e i fratelli della vittima. Il 14 febbraio il Gup De Lellis, data della prossima udienza, potrebbe già emettere la sentenza e decidere se il quarto imputato, Francesco Schiavone alias ‘sandokan’ dovrà essere giudicato con rito ordinario dinanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere o prosciolto. Faceva il postino e aveva solo 43 anni quando lo uccisero nei pressi del bar Orientale di San Cipriano D’Aversa, con dodici colpi. «Per 22 anni non abbiamo saputo niente e nessuno ci ha mai chiamati per capire cosa e chi poteva aver ucciso mio padre. Tutto è avvenuto, come se fosse stato ucciso solo un cane», ha detto, Pasquale Quadrano, figlio della vittima che fu il primo ad arrivare sul luogo dell’omicidio. Era il 7 luglio del 1996.
I FATTI RIEMERSI
I fatti sono riemersi con le indagini della Dda di Napoli, accelerate dal Procuratore Aggiunto di Napoli, Luigi Frunzio. Alla Direzione distrettuale antimafia nel 2017 era arrivata la richiesta di riapertura indagini, firmata dall’avvocato dei figli della vittima, nonostante le stesse fossero state già archiviate il 28 giugno del 2005. A ricostruire gli avvenimenti è stato Nicola Panaro, divenuto poi collaboratore di giustizia ed uno degli esecutori materiali del delitto del postino. È stato lui a ricostruire il ruolo dei vari esponenti. Secondo il Panaro i mandanti del delitto furono Francesco Sandokan Schiavone e il cugino ‘cicciariello’, mentre all’azione delittuosa presero parte oltre Nicola Panaro, il complice Sebastiano Panaro che guidava l’auto, una Fiat Punto, usata per raggiungere il luogo del delitto, e Oreste Caterino, deceduto qualche anno fa. Quadrano fu sorpreso all’esterno del bar Orientale di San Cipriano d’Aversa. A sparare furono Caterino e Nicola Panaro.
Chiarissima in tal senso è la dichiarazione di Panaro Nicola, colui che materialmente ha ucciso la povera vittima, quando afferma che “l’obiettivo era quello di colpire i parenti dei collaboratori di giustizia allo scopo di far ritrattare gli stessi e comunque da monito per gli altri”. Sull’omicidio di Quadrano, vittima innocente, hanno parlato anche i collaboratori di giustizia Domenico Bidognetti, Giuseppe Misso affermando: “quando Quadrano Giuseppe iniziò a collaborare con la giustizia fui incaricato da Schiavone Walter di intercedere con il cugino Quadrano Giuseppe affinché lo stesso chiedesse al cugino di ritrattare e non continuare la propria collaborazione con la giustizia.”[…] “il postino ci riferì, sempre impaurito, di non aver intenzione di avere a che fare con il cugino e voleva rimanere fuori dalle nostre questioni”. Gli affiliati si rivolsero anche alla moglie della vittima ma la famiglia fu coesa e nessuno mai cedette alle richieste della camorra.
PER IL RICONOSCIMENTO DI VITTIMA INNOCENTE
Per il riconoscimento di Giuseppe Quadrano come vittima innocente della camorra, nel 2002, l’allora prefetto di Caserta, Carlo Schilardi diede parere favorevole. Per dieci anni non si è mai andati avanti. Ed il tempo è trascorso fino all’11 febbraio del 2015, cioè fino a che è arrivato il rigetto da parte del Ministero perché la vittima era cugino dell’altro Giuseppe Quadrano, pluripregiudicato, assassino di don Giuseppe Diana, ucciso il 19 marzo nel 1994. E così, Giuseppe il postino che di cognome faceva Quadrano è stato vittima tre volte. La prima della camorra che tra gli anni 80 e 90 imperava e comandava. La seconda volta perché cugino omonimo di un assassino, riconosciuto dal testimone di giustizia Augusto Di Meo, e poi diventato collaboratore di giustizia, dopo essere stato arrestato in Spagna dagli uomini dell’Interpol. Una decisione che evidentemente il clan dei Casalesi, al quale Quadrano il killer di don Diana apparteneva, non gradiva e quindi per fargli arrivare un messaggio chiaro e forte gli uccise il parente con lo stesso nome e cognome. Davanti a tutti. La terza volta il postino, è stato vittima di un restringimento normativo che dal 2013 ha decretato, per il riconoscimento di vittima innocente, molti più rigetti che approvazioni.
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