Oggi, 28 giugno, si celebra la Giornata Mondiale dell’Orgoglio LGBTQIA+. Ecco la storia e tutte le curiosità su questa ricorrenza
Giugno è il mese del Pride, un’occasione unica per la comunità LGBTQIA+ per rivendicare i propri diritti, far sentire la propria voce e schierarsi duramente contro le discriminazioni e i soprusi che ancora molte persone subiscono. C’è, però, una data, proprio nel corso di questo mese, ritenuta fondamentale da questa comunità: il 28 giugno. Ma qual è la storia che si cela dietro questa giornata così importante? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Oggi, venerdì 28 giugno, è una data significativa nella lotta contro le discriminazioni basate sul genere e l’identità sessuale: si celebra infatti la Giornata Mondiale dell’Orgoglio LGBTQIA+, conosciuta anche come il giorno dei Pride in tutto il mondo. Ma a cosa è dovuta la scelta di questo giorno? Ecco la storia che bisogna conoscere.
Era la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando agenti della polizia statunitense fecero irruzione allo Stonewall Inn, un locale nel Greenwich Village di New York, con l’intento di arrestare chi non aveva documenti o era vestito con abiti del genere opposto. Negli anni Cinquanta, infatti, la repressione dell’omosessualità si era intensificata, permettendo incursioni nei “locali gay”, una pratica che continuò fino alla fine degli anni Sessanta. Le persone omosessuali e transgender, considerate criminali, potevano essere arrestate per motivi come baciarsi, consumare alcolici e vestirsi con abiti non conformi al loro genere sessuale.
Quella notte del 1969, però, le cose non andarono come previsto: molte persone si opposero alla polizia, dando origine a proteste che durarono per giorni e passarono alla storia come i Moti di Stonewall. E furono proprio quei moti a dare origine a questa giornata.
L’evento è considerato una pietra miliare nella difesa dei diritti della comunità LGBTQIA+ negli Stati Uniti, rappresentando una risposta collettiva alla frustrazione generata dall’omofobia del tempo, dall’ostilità delle forze dell’ordine e dalla mancanza di leggi a tutela delle persone gay. Nel 2016, l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha istituito lo Stonewall National Monument nell’area.
Negli Stati Uniti, il movimento per la dignità e l’uguaglianza delle persone omosessuali e transgender, assieme ai movimenti di liberazione delle donne e delle persone di colore, fu sostenuto da ampi settori della popolazione. Nei giorni e negli anni successivi, le comunità LGBTQIA+ di molte città americane organizzarono grandi cortei per rivendicare il loro diritto alla piena dignità e uguaglianza. Uscendo da un passato di stigmatizzazione, denigrazione e violenza, le cittadine e i cittadini LGBTQIA+, insieme ad altre forze della società civile, avviarono un movimento di liberazione che si estese a molti Paesi, tra cui l’Italia.
Dal 1970, i Pride vengono celebrati in numerose città del mondo con eventi e cortei commemorativi cui partecipano, insieme alla cittadinanza, rappresentanti di istituzioni internazionali, comunitarie, nazionali e locali, a testimonianza dell’impegno civile delle istituzioni a fianco delle persone LGBTQIA+ per la promozione e tutela dei diritti umani.
La storia della comunità LGBTQIA+ in Italia risale ai primi anni del Novecento, quando Aldo Mieli, un noto intellettuale, cercò di avviare un movimento di liberazione omosessuale con la “Società italiana per lo studio delle questioni sessuali” e la rivista “Rassegna di Studi Sessuali”. Tuttavia, l’avvento del regime fascista mise fine a questi tentativi.
Nel dopoguerra, la Democrazia Cristiana, ostile a qualsiasi forma di associazionismo omosessuale, continuò a negare riconoscimenti alla comunità. Nonostante ciò, negli anni ‘60, figure come Massimo Consoli iniziarono a far sentire la propria voce, fondando il gruppo “Rivolta Omosessuale Maschi Anarchici (ROMA-1)”, segnando un primo tentativo di organizzazione gay in Italia.
Gli anni ‘70 furono un periodo di grande rivoluzione per la comunità LGBTQIA+ e per l’intero contesto sociale. A Torino nacque il “Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (Fuori!)”, fondato da Angelo Pezzana, che esprimeva il desiderio di una comunità capace di parlare per se stessa e gestire la propria storia:
“Noi oggi rifiutiamo quelli che parlano per noi. (…) Per la prima volta degli omosessuali parlano ad altri omosessuali. Apertamente, con orgoglio, si dichiarano tali. Per la prima volta l’omosessuale entra sulla scena da protagonista, gestisce in prima persona la sua storia (…)”.
Nel 1980, il movimento omosessuale si unì a quello trans quando, in una piscina comunale di Milano, una quindicina di donne inscenarono una protesta, sfilandosi il reggiseno e dichiarando che si trattava di “topless regolare” poiché erano legalmente considerate uomini. Questo atto provocatorio diede vita al Movimento Identità Trans (MIT), un passo cruciale per i diritti delle persone transgender in Italia.
Lo stesso anno, in Sicilia, avvenne quello che può essere definito lo Stonewall d’Italia: a Giarre, in provincia di Catania, due giovani amanti furono uccisi per il solo fatto di far parte della comunità LGBTQIA+. Questo tragico evento attirò l’attenzione della stampa nazionale e portò alla formazione del primo collettivo del Fuori! nella Sicilia orientale e alla nascita di Arcigay a Palermo. Anche le femministe lesbiche si organizzarono, formando il primo collettivo lesbico siciliano, chiamato “Le Papesse”.
I fatti di Giarre, inoltre, gettarono le basi per la nascita del movimento omosessuale italiano contemporaneo. Il 28 giugno 1982, a Bologna, per la prima volta in Italia, il Comune, con il sindaco Renato Zangheri, affittò a un’associazione LGBTQIA+ uno stabile di sua proprietà, il Cassero di Porta Saragozza, stabilendo così un punto fermo nel dialogo tra il movimento e le istituzioni.
Il primo Pride italiano si tenne a Roma nel 1994, e nel 2000 la città ospitò il World Gay Pride, un evento di rilevanza mondiale che vide la partecipazione di molti esponenti della comunità.
Il 28 giugno, Giornata Mondiale dell’Orgoglio LGBTQIA+, rappresenta non solo un momento di festa e ricordo, ma anche un’importante occasione di confronto, alleanza e dialogo tra le varie realtà italiane impegnate nella costruzione di una società più equa, in cui ogni identità di genere e orientamento sessuale siano rispettati e tutelati. I Pride che attraversano l’intero paese, da Sud a Nord, offrono un’opportunità preziosa per riflettere sulla storia, sulle lotte locali e sul futuro della comunità LGBTQIA+ nel contesto lavorativo e sociale.
Oggi, in tutto il mondo, specialmente durante le settimane di giugno, si organizzano proiezioni di film, spettacoli teatrali, concerti, conferenze, incontri e, naturalmente, la tradizionale parata annuale. Questi eventi servono da piattaforma per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti della comunità LGBTQIA+ e sulle questioni ancora irrisolte. Offrono visibilità alle persone queer e alle loro esperienze, promuovendo una maggiore comprensione e accettazione sociale. Inoltre, rafforzano il senso di comunità e solidarietà tra le persone LGBTQIA+ e i loro sostenitori, e mantengono viva la memoria degli eventi storici e delle lotte passate, educando le nuove generazioni sull’importanza della lotta per l’uguaglianza.
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