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Categories: Cronaca

I camorristi si preparano a far festa. Cosa accadrebbe se tornassero i sanguinari capi del clan dei Casalesi?

di Tina Cioffo- I camorristi si preparano a far festa ed insieme a loro anche mafiosi siciliani e pugliesi e ndranghetisti calabresi. Il rischio di veder annullato l’ergastolo e dunque il 41 bis fa tremare. Cosa accadrebbe se tornassero i sanguinari capi del clan dei Casalesi?

I camorristi si preparano a far festa ed insieme a loro anche mafiosi siciliani e pugliesi e ndranghetisti calabresi. Una festa di proporzioni memorabili per loro e per tutti i loro congiunti, convenuti, affiliati, fiancheggiatori e beneficiari. Una di quelle feste che entrerebbe neppure nel più grande girone dantesco. Il motivo è il possibile annullamento dell’ergastolo ostativo con il quale si prevede che, per chi è condannato al carcere a vita per reati di mafia e terrorismo e non collabora con la giustizia, non possano esserci benefici penitenziari come la libertà condizionale. Dopo la censura il 13 giugno scorso dalla Corte europea di Strasburgo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – che vieta “trattamenti inumani e degradanti”, ora la questione è spostata alla Grande Camera. Il giudizio è atteso con ansia ma intanto cresce di ora in ora la schiera di coloro che sono assolutamente contrari all’annullamento che farebbe saltare di fatto il 41 bis. Una questione, per la verità, che è già tornata altre volte sul tavolo delle decisioni con forti dubbi sull’eticità della misura ma è anche vero che nessuno può negare l’enorme valore deterrente che ha l’ergastolo per il ritorno dei mafiosi sul territorio.

E se in libertà tornassero i vecchi capi del clan dei Casalesi?

Cosa accadrebbe se per esempio, nel Casertano, tornassero in libertà i capi del clan dei Casalesi? Cosa farebbe Giuseppe Setola che in nove mesi uccise 19 persone? Oppure Michele Zagaria capo dei Casalesi per il cartello dei Casapesennesi che ha già più volte detto di essere sottoposto ad una sorta di tortura e di essere trattato come un animale, trovandosi all’ergastolo? E Francesco Schiavone alias Sandokan o altri della sua famiglia? E questo solo per fare alcuni dei nomi che hanno seminato terrore e morte, inquinato e sventrato terre. I provvedimenti per quanto potrebbero sembrare teoricamente corretti sulla base di principi etici devono poi necessariamente essere riportati alle conseguenze pratiche e agli esiti mortali che da questi scaturirebbero. Immaginare anche solo per un attimo cosa potrebbe accadere in posti come Casal di Principe, che hanno patito per anni il clan dei Casalesi, o Casapesenna e San Cipriano D’Aversa o più in generale i paesi della provincia di Caserta, fa tremare i polsi. L’organizzazione mafiosa non è una qualsiasi associazione a delinquere ed è ragionevole che il trattamento riservato a mafiosi, ndranghetisti e camorristi sia diverso.

La posizione di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia

Sul rischio di vedere i mafiosi fuori dal carcere, è tornato anche Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia. “Se i boss sperano ora di uscire dal carcere, addirittura potendo far causa allo Stato italiano per ingiusta detenzione, è perché l’Europa continua a mostrare indifferenza per le mafie, salvo poi sdegnarsi quando queste “eccedono” al di fuori dei confini italici, come avvenne per la strage di Duisburg operata dalla ‘ndrangheta in terra tedesca”, ha detto. “Bocciando l’ergastolo ostativo -ha aggiunto Morra- si delegittimerebbe il regime carcerario del 41 bis, che, ci tengo a precisarlo, non è carcere duro, inumano, bestiale, come ci si vorrebbe fare credere, ma un regime carcerario in cui le possibilità di comunicare all’interno ed all’esterno dell’istituto di pena sono rigorosamente controllate, al fine di impedire che il detenuto possa continuare a relazionarsi con l’organizzazione di cui era parte”.

Rischio alto anche per Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo

“Quella legislazione ha avuto positivi risultati e ha consentito le collaborazioni. Nel momento in cui dovesse venir meno, se l’ergastolo si trasformasse in una pena diversa è certo che tutti i risultati positivi fino a ora conseguiti non si avrebbero più” ha detto il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho per il quale l’ergastolo è “l’unico strumento attraverso cui spingere alcuni mafiosi a trovare una condotta di vita diversa. Le collaborazioni spesso hanno trovato origine in condanne all’ergastolo. Modificare questa disposizione finirebbe per affievolire l’esigenza degli stessi mafiosi di rinnegare l’ambiente di provenienza”.Nette prese di posizioni contrarie all’annullamento sono arrivate dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio paventando “il serio rischio di ritrovarci fuori dal carcere anche ‘boss’ mafiosi e terroristi. Ovviamente si andrebbero a depotenziare gli strumenti giudiziari che oggi ci permettono di fronteggiare il fenomeno mafioso e terroristico. E non si tratta di un problema che interessa solo l’Italia, ma ne va della sicurezza di tutta l’Europa”.

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