Dal suo primo discorso come Primo Ministro britannico, Keir Starmer ha delineato le sue priorità: tra i pilastri del suo programma politico spiccano la ripresa economica, la sostenibilità ambientale e la gestione dell’immigrazione. Tuttavia, è la riforma del Servizio sanitario nazionale (NHS) che emerge come uno degli obiettivi principali, in risposta a un sistema che versa in condizioni critiche.
L’NHS, istituito nel dopoguerra dal Partito Laburista, è un simbolo di orgoglio nazionale e un pilastro del welfare britannico. La gestione conservatrice degli ultimi anni ha però lasciato il servizio sanitario in uno stato di profonda crisi. I dati sono allarmanti: il livello di soddisfazione dei cittadini riguardo all’NHS è ai minimi storici, con meno di un quarto della popolazione che si dichiara soddisfatta del servizio, rispetto al 70% del 2010.
Uno dei problemi più gravi riguarda l’accesso alle cure dentistiche, diventato ormai impossibile per milioni di persone. Alcune aree del Regno Unito sono state addirittura definite “deserti dentali”, a causa della mancanza di studi odontoiatrici disponibili. Questa situazione ha lasciato intere comunità senza accesso a cure basilari, come semplici controlli per prevenire carie o malattie gengivali.
Consapevole dell’urgenza di intervenire, Starmer ha nominato Wes Streeting, figura di spicco del Labour e già impegnato nel settore sanitario, come nuovo Segretario alla Salute. Il primo passo di Streeting è stato avviare colloqui con la British Medical Association (BMA), sindacato che rappresenta migliaia di medici dell’NHS, per cercare una soluzione alla disputa salariale in corso. La BMA ha guidato una serie di scioperi per ottenere aumenti salariali che compensino quindici anni di difficoltà economiche, aggravate dall’inflazione.
Nonostante le difficoltà finanziarie ereditate dalla precedente gestione Tory, Starmer ha dichiarato di voler affrontare la questione con un approccio “maturo”, puntando a soluzioni concrete che possano far funzionare nuovamente l’NHS. Per il nuovo governo laburista, il successo nel riformare il sistema sanitario sarà cruciale, poiché la sanità rimane una delle principali preoccupazioni degli elettori.
Uno dei principali ostacoli alla riforma dell’NHS è la sua complessità. Il sistema sanitario britannico è suddiviso in oltre duecento trust regionali, creando disparità significative tra strutture virtuose e altre meno efficienti. La strategia di Streeting prevede di incentivare i trust più performanti a continuare su questa strada, offrendo loro maggiore autonomia, mentre si interviene per migliorare le aree critiche.
Il piano del Labour per la sanità, dettagliato in dodici pagine del manifesto elettorale, prevede obiettivi ambiziosi. Tra questi, aumentare il numero di appuntamenti sanitari di due milioni all’anno e ridurre i tempi di attesa, garantendo che oltre il 90% dei pazienti venga visto entro diciotto settimane entro il 2029. Il programma include anche il rilancio dell’odontoiatria e la reintroduzione del medico di famiglia come punto di riferimento per i pazienti.
Un aspetto innovativo del piano è l’idea di trasformare l’NHS in un motore per la crescita economica. Secondo Streeting, il sistema sanitario non deve essere visto solo come un servizio pubblico, ma anche come un contributo alla ripresa economica del Paese. Ad esempio, il governo intende premiare l’NHS quando aiuta i pazienti a tornare al lavoro dopo un periodo di malattia, collegando così il benessere sanitario alla produttività.
Per affrontare questa complessa sfida, Starmer ha chiamato in aiuto veterani dell’era Blair, come Alan Milburn e Paul Corrigan, figure chiave delle riforme sanitarie dei primi anni Duemila. Milburn, ex segretario alla Salute, ha sottolineato l’importanza di mettere i pazienti al centro del sistema, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul sostegno al personale medico.
Corrigan, architetto delle riforme che avevano introdotto nuove cliniche private nel sistema pubblico, ha sottolineato la necessità di superare le disparità tra i trust regionali. Il suo contributo sarà fondamentale per delineare una strategia che permetta di affrontare le inefficienze strutturali dell’NHS e garantire un servizio sanitario equo ed efficace.
Keir Starmer ha inoltre lanciato un’ambiziosa campagna contro il cibo spazzatura nel Regno Unito, una battaglia che mira a combattere l’obesità, soprattutto infantile. Il progetto del primo ministro, che prevede il bando delle pubblicità di alimenti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, ha però scatenato un acceso dibattito, con molti critici che lo accusano di voler instaurare un “Nanny State”, uno Stato “bambinaia”, troppo invasivo nelle scelte individuali.
Al centro della riforma proposta dal governo Starmer vi è la lotta al “junk food”, una categoria che include tutti quegli alimenti e bevande con un elevato contenuto di grassi, zuccheri e sale. L’obiettivo è limitare l’esposizione dei più giovani a questo tipo di cibo, responsabile, secondo molti esperti, dell’epidemia di obesità che sta colpendo il Regno Unito. Attualmente, oltre il 25% della popolazione britannica è considerata obesa, con costi enormi per il sistema sanitario. La Corte dei conti ha stimato che il peso economico dell’obesità sia di circa 100 miliardi di sterline all’anno, una cifra insostenibile per l’NHS, già messo a dura prova da anni di tagli e inefficienze.
Le misure presentate dal governo includono il divieto di pubblicità televisive di prodotti definiti “junk food” prima delle 21:00, per ridurre l’esposizione dei bambini. Sul web, il divieto sarà ancora più severo, con il bando totale di annunci che promuovano cibi poco salutari. Queste restrizioni entreranno in vigore entro il prossimo anno e rappresentano un passo significativo verso una politica sanitaria più restrittiva.
Ma il piano non si limita solo alla pubblicità. Il governo prevede anche di proibire la vendita di bevande energetiche ai minori di 16 anni, a causa dell’alto contenuto di zucchero e caffeina di questi prodotti, spesso consumati dai giovani. Inoltre, nelle scuole materne sarà introdotto un programma di supervisione nell’uso dello spazzolino, una misura volta a migliorare l’igiene dentale tra i bambini.
Nonostante le buone intenzioni, il piano anti-junk food di Starmer ha sollevato numerose polemiche. Molti critici, soprattutto tra le fila della destra britannica, hanno accusato il premier di voler instaurare uno “Stato bambinaia”, in cui il governo assume un ruolo eccessivamente paternalistico, regolamentando in modo stringente le scelte individuali dei cittadini. Questa accusa si riflette nella percezione di un governo che, attraverso divieti e restrizioni, limita la libertà personale, come già avvenuto in passato con la regolamentazione del fumo e delle bevande alcoliche.
Le critiche a Starmer non provengono però solo da destra. Anche alcuni ambienti progressisti hanno espresso perplessità riguardo all’approccio del premier, accusandolo di austerità e di voler imporre una visione morale e rigida sulla società britannica. Il Financial Times ha addirittura paragonato Starmer ai “Roundheads”, i Puritani di Oliver Cromwell durante la guerra civile inglese del XVII secolo, famosi per il loro rigore morale e per l’ostilità verso i piaceri della vita.
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