Giustizia per George Floyd: il flash mob alla Reggia di Caserta

Un flash mob per chiedere giustizia per George Floyd si terrà domenica 14 giugno alle ore 18 di fronte alla Reggia di Caserta. Iniziativa lanciata da Francesca Tortora.

Nel 2020 nel mondo si muore ancora perché si ha un colore della pelle diverso da un altro. Una pigmentazione più scura fa nascere pregiudizio e disprezzo, sentimenti che una mente sana non dovrebbe prendere nemmeno in considerazione. Eppure c’è chi fa ancora differenze di razza, come se avere la pelle nera o provenire da un’altra parte del mondo non ci renda comunque tutti esseri umani.

L’ultimo grave episodio in questo senso è quello della morte di George Floyd, ucciso durante un fermo dai poliziotti a Minneapolis. Da questo brutale omicidio sono nate le proteste ed il movimento #BlackLivesMatter la cui onda lunga è arrivata anche a Caserta. Per chiedere giustizia per George Floyd domenica 14 giugno alle 18 si terrà un flash mob dinanzi alla Reggia di Caserta.

Geroge Floyd: flash mob a Caserta. Ecco l’iniziativa

Il raduno si terrà alle 17.30, poi partirà l’iniziativa con partecipanti che, rispettando il distanziamento sociale, si limiteranno a osservare 8 minuti e 46 secondi di silenzio, tanto quanto è durata l’agonia di George. Poi, seguirà un breve intervento musicale di Kinane Abell, cantante blues di origine marocchine che vive da più di trent’anni in Italia.

Al sit-in sarà possibile portate un palloncino, un foulard o un nastro nero, sia in segno di lutto e sia perché il nero riporta al colore della pelle per la quale ancora oggi si può morire. Il flash mob è stato lanciato sui social da Francesca Tortora: non un personaggio pubblico, bensì una giovane donna rimasta inorridita dalle immagini della fine di Floyd rimbalzate su tutti i Tg del pianeta. «L’idea – rivela Francesca – mi è nata dopo una notte e un giorno passati a pensare a quanto fosse surreale e assurdo ciò che era accaduto a George, io ormai lo chiamo per nome, come se l’avessi conosciuto. Ho letto su di lui, ho seguito dirette, ascoltato esperti alla ricerca di qualcosa di logico in questa storia, che non ho trovato, perché nessuna morte lo è. Non è tollerabile, non è ammissibile che un omicidio sia commesso da chi dovrebbe tutelarci, da un uomo della Stato. E perché – si chiede Francesca –? Perché la vittima era un uomo di colore? Quindi, per odio razziale?» Perché, a quanto pare, questo sarebbe il movente. Un uomo grande e grosso, per nulla aggressivo, disarmato, tenuto a terra sofferente, che tra le lacrime e con un filo di voce invocava, addirittura con educazione, di lasciarlo perché non riusciva a respirare: “Please, man. I can’t breathe!”. E questo accadeva nell’indifferenza dei passanti e senza che nessun collega di quel poliziotto intervenisse in suo aiuto. «E, allora, vogliamo giustizia, affinché la sua morte un resti non sacrificio inutile; non solo in America, ma ovunque, pure in Italia, dove tanti immigrati subiscono ingiustizie. Ringrazio – conclude Francesca – tutti coloro che domenica saranno in piazza con me»

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