Annegamento, tutto quello che bisogna sapere durante la giornata mondiale della prevenzione

Il 25 luglio di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale della Prevenzione dell’Annegamento: scopriamo di più al riguardo
In mare aperto, nei fiumi e persino in piscine poco profonde, ogni anno nel mondo 236.000 persone muoiono per annegamento, totalizzando circa 2,5 milioni di decessi nell’ultimo decennio. Le vittime più frequenti sono bambini tra uno e quattro anni, seguiti da quelli tra cinque e nove anni.
Questi dati sono stati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione del 25 luglio, la Giornata mondiale della prevenzione dell’annegamento: sebbene il 90% dei decessi avvenga nei paesi più poveri, anche l’Italia è colpita dal problema: da maggio a oggi, oltre venti persone, di cui sette bambini, sono annegate.

Giornata mondiale della prevenzione dell’annegamento

Solo in Italia, dall’inizio dell’estate, una ventina di casi hanno trovato spazio sui giornali. Il primo episodio tragico ha coinvolto un bimbo ivoriano di tre anni, trovato senza vita nella piscina di un circolo sportivo a Centocelle, Roma.
Successivamente, un bambino di sei anni è annegato a Margherita di Savoia, nel barese, durante un centro estivo. Nel vicentino, il 15 luglio, una bambina di due anni è caduta nella piscina di casa.
Episodi simili sono accaduti a Parma, dove una bambina di un anno e mezzo è morta in una piscina gonfiabile, e a Novi di Modena, dove una bambina di due anni è deceduta durante la festa della sorella. Due fratellini hanno perso la vita in una vasca per l’irrigazione nelle campagne del foggiano.
Giornata mondiale della prevenzione dall'annegamento, tutto quel che bisogna sapere
Giornata mondiale della prevenzione dall’annegamento, tutto quel che bisogna sapere – Pexels @Luca Nardone – Ireporters.it

Ma anche gli adulti sono vittime di annegamenti: tra i casi recenti, ha commosso il Paese la morte di un 35enne ad Avola, vicino Siracusa, annegato dopo aver salvato due ragazzi.

In Abruzzo ci sono stati almeno tre decessi, mentre un 26enne è rimasto intrappolato tra gli scogli a Villasimius, in Sardegna. Nel lago Maggiore, un ragazzo di 29 anni è annegato durante la notte.

I fiumi, spesso sottovalutati, sono anch’essi pericolosi: un ivoriano è scomparso nel Trebbia, un egiziano nel fiume Oglio e Denise, una 19enne, è morta nel fiume Lao, in Calabria, durante una sessione di rafting.

Nel 2023, la 76^ Assemblea mondiale della sanità ha adottato la sua prima risoluzione sulla prevenzione dell’annegamento: in occasione della Giornata mondiale di domani, l’OMS ricorda che «chiunque può annegare, ma tutti possono fare qualcosa per salvare vite». Con questo obiettivo, sui social media verrà lanciata una campagna con sei misure di prevenzione per ridurre drasticamente il rischio di annegamento.

Tra le prime misure da adottare c’è l’iscrizione dei bambini in età scolare a corsi di nuoto: apprendere le basi del nuoto riduce significativamente il rischio di annegamento. Al contrario, è un errore pensare che braccioli o ciambelle siano sufficienti per garantire la sicurezza, poiché non sono dispositivi salvavita.

Un’altra raccomandazione è garantire che i bambini siano sempre sotto la supervisione di un adulto, che si trovino vicino a uno stagno, un fiume, una spiaggia o una vasca da bagno. È fondamentale che chi sorveglia sia in grado di intervenire prontamente in caso di emergenza. Inoltre, secondo l’OMS, le piscine devono essere protette con barriere quando non sono utilizzate.

Un altro consiglio è promuovere corsi di salvataggio e rianimazione cardiopolmonare tra la popolazione generale, poiché la sopravvivenza dopo un annegamento migliora se la rianimazione viene eseguita immediatamente dopo l’estrazione dall’acqua.

L’OMS consiglia inoltre di indossare sempre un giubbotto di salvataggio quando si è in acqua, sia in motoscafo, canoa o canotto, indipendentemente dall’abilità nel nuoto. È importante verificare le condizioni meteo e la presenza di attrezzature di sicurezza prima di salire su qualsiasi imbarcazione.

Altresì importante è la segnaletica delle spiagge: al riguardo una ricerca condotta da Masaki Shibata, ricercatore dell’Università di Adelaide, ha analizzato come la segnaletica di sicurezza sulle spiagge sia interpretata dai bagnanti stranieri e australiani.

Questo studio, pubblicato sulla rivista Safety Science e presentato al National Water Safety Summit organizzato da Royal Life Saving e Surf Life Saving Australia, sottolinea che migliorare la segnaletica potrebbe prevenire futuri annegamenti.

Shibata ha citato il “National Coastal Safety Report 2022”, evidenziando che dal 2012 al 2022 si sono verificati 939 annegamenti lungo le coste australiane, quasi la metà dei quali riguardavano bagnanti stranieri. È importante notare che queste cifre si riferiscono solo ai casi in cui il continente di nascita delle vittime era noto, quindi il numero totale di annegamenti è probabilmente maggiore.

Nella stagione 2020/21, ci sono stati 136 decessi per annegamento costiero in Australia, con quasi la metà delle vittime provenienti dall’estero. Alla luce di queste statistiche, lo studio di Shibata esplora come i bagnanti, inclusi quelli nati all’estero, percepiscano e comprendano la segnaletica di sicurezza attuale a Bondi Beach, Sydney, Australia.

Shibata ha raccolto dati da 167 interviste con bagnanti, di cui 52 australiani e 116 nati all’estero, tra l’8 febbraio e il 21 marzo. Le interviste includevano domande a risposta multipla, e i dati sono stati analizzati utilizzando SPSS per l’analisi descrittiva e il test Chi-Quadrato di Pearson per verificare le differenze significative tra bagnanti australiani e stranieri.

Il primo risultato ha rivelato che circa il 50% dei bagnanti nati all’estero e circa il 40% degli australiani leggono raramente o mai la segnaletica di sicurezza in spiaggia.

Lo studio ha inoltre scoperto che esiste una notevole confusione tra i visitatori e residenti stranieri riguardo al significato delle bandiere: il 30,2% di loro pensa erroneamente che le bandiere che delimitano l’area sicura per la balneazione, accompagnate dall’indicazione “nuotare sempre tra le bandiere”, significhino che solo i buoni nuotatori possano stare tra le bandiere.

Inoltre, circa il 50% dei bagnanti, sia australiani che stranieri, interpreta erroneamente il segnale “no flag = no swim” (assenza di bandiere = niente nuoto), pensando che significhi che, se le bandiere non sono esposte, è vietato nuotare, ma è comunque permesso giocare o camminare nell’acqua.

Oltre a questi preoccupanti risultati, altri termini comunemente usati nella segnaletica da spiaggia, come “shore dump” (che indica onde alte e pericolose), sono compresi da meno del 30% dei bagnanti nati all’estero, che spesso capiscono meno i termini di sicurezza rispetto agli australiani. Il problema è evidente: come sottolinea Shibata, “non leggere o non comprendere la segnaletica può avere conseguenze mortali”.

Il dottor Shibata, un ex bagnino e nuotatore oceanico agonistico, sta attualmente lavorando a metodi efficaci per educare alla sicurezza in spiaggia gli studenti internazionali nelle università australiane: “Spero che i miei suggerimenti vengano considerati nella revisione necessaria della segnaletica di sicurezza in spiaggia”, afferma il professore.

Egli suggerisce l’inclusione di messaggi nelle lingue parlate da coloro che sono maggiormente a rischio di annegamento costiero, l’uso di foto e non solo simboli per rappresentare pericoli come le meduse, spiegazioni chiare sui pericoli come veleno o punture, e una codifica cromatica più chiara, dato che il giallo è spesso usato per la segnaletica di sicurezza, mentre il rosso indica pericoli gravi in molte comunità.

In Italia, in generale, gli utenti delle spiagge sono informati sulle regole e i comportamenti da seguire grazie a una cartellonistica chiara e dettagliata.

Tuttavia, nonostante la chiarezza della segnaletica adottata, il rispetto delle indicazioni, come l’esposizione della bandiera rossa, è un’altra questione. È certo che i cartelli da soli non bastano, perché, a differenza di un adeguato servizio di salvataggio, non possono prevenire annegamenti.

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