Oggi, primo luglio, si celebra la Giornata Internazionale di un genere musicale che ha fatto sognare milioni di fan in tutto il mondo: il raggae
L’International Reggae Day è un evento annuale che si svolge a Kingston, Giamaica, e che attira migliaia di fan e musicisti da tutto il mondo per celebrare la storia di questo genere, la sua comunità e la sua cultura. Fondato da Andrea Davis (curatrice culturale e sostenitrice della musica reggae, nonché direttrice di produzione di spettacoli ed eventi dal vivo) dopo una visita a Kingston nel 1991, l’evento è nato dall’ispirazione ricevuta ascoltando un discorso di Winnie Mandela (politica sudafricana ed ex-moglie di Nelson Mandela) sul ruolo del reggae nel sostenere il popolo sudafricano nella lotta contro l’apartheid. Così, il primo luglio 1994, Davis ha lanciato la prima edizione della Giornata Internazionale del Reggae. L’evento è particolarmente popolare negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Africa, con oltre 2.000 celebrazioni organizzate ogni anno in tutto il mondo per onorare la musica reggae. Dal 29 novembre 2018, l’UNESCO ha riconosciuto il reggae come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Durante una riunione a Port-Louis, capitale delle Mauritius, il comitato delle Nazioni Unite ha elogiato il reggae per la sua dimensione “cerebrale, socio-politica, sensuale e spirituale” e per il suo contributo alla sensibilizzazione internazionale su temi come ingiustizia, resistenza, amore e umanità. Ma vediamo cosa c’è da sapere su questa giornata e su questo genere.
Anche chi non è esperto sul reggae, sulla sua musica e sulle sue influenze, conosce, sicuramente, il nome di Bob Marley. Questo musicista reggae degli anni ‘80 ha portato le sue straordinarie opere al mondo, diffondendo il messaggio che “ogni piccola cosa andrà bene”, come cantano i tre uccellini nella sua famosa canzone. Bob Marley aveva un suono così distintivo che durante la sua carriera ha raggiunto e toccato quasi ogni angolo del mondo. Certo, non era l’unico artista reggae, ma è diventato uno dei più popolari e conosciuti in questo genere musicale, che ha profonde radici spirituali e una nobile storia nello Ska e nel rocksteady.
La Giornata Internazionale del Reggae celebra questo stile musicale giamaicano, portandolo a coloro che nel mondo potrebbero non averlo ancora scoperto.
Nato dai generi musicali Ska e Rocksteady negli anni ‘60, il reggae si è rapidamente distinto per il suo suono grezzo e la forte enfasi sul ritmo. Dopo alcuni anni, in cui si era imposto come movimento di base, ha iniziato a diffondersi ben oltre la sua piccola isola d’origine, diventando particolarmente popolare in nazioni di lingua inglese come Stati Uniti, Regno Unito e Australia.
Il reggae è stato spesso considerato una voce per le persone oppresse, un rifiuto della “cultura dell’uomo bianco”. Alcuni effetti specifici della chitarra, chiamati “skengay”, si sono sviluppati dallo Ska e sono pensati per suonare come pistole che rimbalzano, evocando i suoni delle strade del ghetto di Kingston.
Il reggae ha poi guadagnato una notevole importanza quando Bob Marley ha fatto il suo ingresso sulla scena. La sua influenza ha continuato a crescere per oltre mezzo secolo, lasciando un segno indelebile e portando alla creazione di numerosi stili e varianti del genere. Una di queste varianti è la Dub Poetry, un tipo di poesia delle Indie occidentali sincronizzata con ritmi reggae per creare uno stile poetico-musicale unico.
Ci sono state, naturalmente, canzoni che, più di altre, hanno contribuito all’espansione di questo genere in tutto il mondo, facendolo diventare un “inno” per molte persone. Ma di quali canzoni stiamo parlando? Ecco la top 5.
“No Woman, No Cry” è una ballata reggae di Bob Marley, pubblicata nel 1974 nell’album “Natty Dread”. La canzone narra le difficoltà e le gioie della vita nelle zone povere di Kingston, Giamaica, con la voce sincera di Marley e un accompagnamento sobrio dei Wailers. Il ritornello, “No woman, no cry”, è diventato un’iconica espressione di conforto. Il brano, un classico del reggae, evidenzia la capacità di Marley di creare musica personale e universalmente riconoscibile.
“Three Little Birds” è una canzone reggae di Bob Marley, pubblicata nel 1977 nell’album “Exodus”. Con una melodia semplice e testi positivi, incoraggia una visione ottimistica della vita. La voce calda di Marley, le armonie dei Wailers e un arrangiamento di chitarra acustica, basso e percussioni trasmettono un messaggio di speranza. Il ritornello lNon preoccuparti di nulla, perché ogni piccola cosa andrà bene” è diventato un inno globale. La canzone, un classico senza tempo, dimostra la capacità di Marley di creare musica gioiosa e significativa.
“One Love/People Get Ready” è un inno reggae registrato dai Wailers nel 1965 e reinciso nel 1977 da Bob Marley & The Wailers, unendo “One Love” e “People Get Ready” di Curtis Mayfield. La canzone, con un messaggio di unità, amore e speranza, è diventata un simbolo del reggae e dell’eredità di Marley. Caratterizzata dalla voce espressiva di Marley e da un arrangiamento semplice ma efficace, il brano invita all’unità tra persone di ogni provenienza. È stata reinterpretata da molti artisti e utilizzata in vari media, consolidando il suo status di classico senza tempo.
“Could You Be Loved” è un brano reggae vivace di Bob Marley, uscito nel 1980 nell’album “Uprising”. La canzone presenta un ritmo ottimista, una linea di basso pulsante e testi che invitano l’ascoltatore a riflettere sulla propria vita e le proprie azioni. Con la voce distintiva di Marley e gli arrangiamenti energici dei Wailers, la traccia è diventata un classico delle piste da ballo e delle radio globali, trasmettendo un messaggio di amore e unità.
“Pressure Drop” dei Toots & The Maytals è un classico brano reggae del 1969 che riflette le lotte sociali dell’epoca. Con il caratteristico riff di chitarra e la potente voce di Frederick “Toots” Hibbert, la canzone esprime le pressioni e le ingiustizie affrontate dalla classe operaia e dai poveri. Accompagnato da arrangiamenti vivaci di fiati e una solida sezione ritmica dei Maytals, il brano è diventato un simbolo della forza e della ribellione della musica reggae.
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