Oggi, 9 agosto, si celebra la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni. Ecco tutto ciò che c’è sapere su questa giornata e sulla sua storia
Sebbene molti popoli indigeni possano contare su una storia e una cultura molto ricche, continuano a essere tra le comunità più emarginate a livello globale. La crescente competizione per le risorse naturali e i territori, insieme alla triplice crisi planetaria costituita dai cambiamenti climatici, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento, rappresenta una minaccia significativa per la loro sopravvivenza. Ed è proprio per questo che è nata la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, un’occasione per ricordare la loro importanza e per capire la necessità di lottare per i loro diritti. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.
La Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni è stata istituita grazie a una risoluzione delle Nazioni Unite, con l’obiettivo principale di aumentare la consapevolezza pubblica riguardo ai popoli indigeni. La risoluzione 49/214 delle Nazioni Unite è stata adottata il 23 dicembre 1994, anche se la prima riunione si è tenuta il 9 agosto, data che è stata scelta per commemorare ogni anno l’inizio dei lavori del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sui popoli indigeni.
I popoli indigeni sono coloro che hanno abitato per primi in una specifica regione, la popolazione autoctona che ha fondato una comunità in quel territorio prima dell’arrivo, della conquista o della colonizzazione da parte di altri. L’identificazione come indigeni è un atto volontario: le persone scelgono autonomamente se riconoscersi come tali. Oggi, oltre 350 milioni di indigeni risiedono in 90 paesi, rappresentando 5.000 culture differenti e parlando la maggior parte delle migliaia di lingue attualmente esistenti nel mondo. Le comunità indigene possiedono spesso tradizioni, credenze e usanze uniche. Molti di loro continuano a vivere in stretta connessione con la terra, dimostrando un profondo rispetto e una comprensione dell’ambiente naturale circostante.
I popoli indigeni non costituiscono i gruppi predominanti nelle società in cui vivono, in quanto i gruppi dominanti sono generalmente coloro che sono giunti successivamente. Questo ha portato le popolazioni indigene a subire numerosi problemi legati alla mancanza di potere economico, protezione sociale e rappresentanza politica.
Sebbene rappresentino meno del 5% della popolazione mondiale, le comunità indigene costituiscono il 15% delle persone più povere a livello globale. Hanno maggiori probabilità di avere accesso limitato ai servizi sanitari e all’istruzione, e i membri di queste comunità tendono a vivere meno rispetto ai gruppi non indigeni. Le loro lingue sono raramente insegnate nelle scuole e molte di esse sono a rischio di estinzione. Si stima che una lingua indigena scompaia ogni due settimane.
Molte comunità indigene non hanno il controllo sulle loro terre. Governi e aziende spesso si appropriano dei loro territori per sfruttare le risorse naturali, come l’abbattimento di alberi o l’allevamento di bestiame, danneggiando l’ambiente. Questo spesso costringe gli indigeni ad abbandonare le loro terre, perdendo così le loro dimore ancestrali e le fonti di sostentamento.
Recentemente, in Nuova Zelanda, una tribù Maori ha ottenuto una vittoria legale significativa per salvaguardare il fiume che scorre attraverso il loro territorio. La nuova legislazione riconosce il fiume come se fosse una persona, un antenato Maori o un membro della tribù stessa. Un altro esempio importante è la storica vittoria legale ottenuta dal popolo Waorani in Ecuador, che è riuscito a impedire che 500.000 acri di foresta pluviale amazzonica venissero sfruttati dalle compagnie petrolifere.
Assicurare ai popoli indigeni diritti legali sulle loro terre e risorse non è solo una questione di diritti umani, ma porta anche benefici ambientali a livello globale. In Bolivia, Brasile e Colombia, i tassi di deforestazione sono risultati da due a tre volte inferiori nelle foreste ufficialmente assegnate alle comunità indigene.
I progressi delle comunità indigene sono supportati dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni del 2007, un documento che è stato sottoscritto da 148 paesi. Questa dichiarazione è cruciale poiché difende il diritto dei popoli indigeni di prendere decisioni riguardanti l’uso e la protezione delle loro terre ancestrali. Inoltre, stabilisce numerosi diritti, tra cui quello all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla partecipazione ai processi politici e legali, e alla tutela delle lingue indigene.
Nonostante i progressi raggiunti, le comunità indigene detengono ancora legalmente solo una minima frazione delle loro terre a livello globale. Sebbene il documento delle Nazioni Unite rappresenti un passo significativo, è essenziale che più nazioni si impegnino concretamente, e che i paesi firmatari rispettino le promesse fatte. Le popolazioni indigene di tutto il mondo continuano a combattere per i propri diritti, manifestando anche contro la deforestazione e i cambiamenti climatici.
Nelle ultime ore, un acceso confronto ha visto protagonisti Enzo Paolo Turchi e Luca Calvani,…
Il Game Boost sfrutta la potenza aggiuntiva della PS5 Pro per ottimizzare aspetti cruciali come…
Nel vasto universo di Dragon Ball: Sparking! Zero, 47 personaggi devono essere sbloccati prima di…
Figlia della celebre giornalista e presentatrice Cristina Parodi e del noto imprenditore e politico Giorgio…
La città scozzese ha recentemente comunicato l'intenzione di chiedere alla band di coprire integralmente i…
Il sondaggio di CIRP ha evidenziato che il 57% degli utenti Android ha sostituito il…