In nessun altro paese le donne guadagnano così poco rispetto al sesso maschile. È soltanto uno dei dati contenuti nell’ultimo rapporto “Education at a Glance 2024”
È un argomento che tutti conoscono. Se ne parla da molto: in Italia esiste un gender gap. Le donne laureate guadagnano la metà dei colleghi uomini. In nessun altro paese le donne guadagnano così poco rispetto al sesso maschile. Come riporta il Corriere della Sera, nel nostro paese le “dottoresse”, che sono di più e laureate con voti più alti dei loro colleghi, guadagnano poco più della metà dei “dottori”: il 58% in meno. Invece, in media negli altri Paesi Ocse la differenza è molto meno drammatica (le donne guadagnano il 17%). È soltanto uno dei dati contenuti nell’ultimo rapporto “Education at a Glance 2024”.
Detto questo, l’Italia migliora un po’ in tutti gli indicatori rispetto a otto anni fa, ma sono comunque dei miglioramenti lenti. Ad esempio, anche per quanto riguarda la percentuale di giovani che non riescono a raggiungere il diploma di scuola superiore. È sì scesa di sei punti percentuali dal 2016, ma resta molto più alta della media Ocse.
Ci sono altri miglioramenti. Nel 2016 i giovani che non studiano né lavorano erano quasi uno su tre (il 32%). Invece, oggi sono scesi al 21%, ma anche in questo caso sono comunque molti di più della media Ocse (15%). Inutile aggiungere che anche su questo argomento le donne “soffrono” di più: tra i 25 e i 29 anni le donne arretrano e la percentuale di Neet schizza dal 20 al 31%, mentre per gli uomini scende di un punto percentuale: dal 21 al 20%.
Come riporta sempre il Corriere della Sera, viene confermato il sottofinanziamento cronico del nostro sistema d’istruzione. Infatti, il nostro paese devolve alla formazione del capitale umano il 4% del Pil contro una media Ocse che sfiora il 5%.
C’è un altro dato analizzato. Quello del numero di studenti per docente che in tutti i gradi di istruzione in Italia è più basso che nella media Ocse: 11 studenti per insegnante alle elementari (contro 14), 11 anche alle medie (contro 13), 10 alle superiori (contro 13). Iniziano a vedersi i primi effetti del crollo demografico. Però, detto questo, nelle grandi metropoli le prime classi delle superiori possano arrivare anche a 30 studenti e più per poi, tra bocciature e abbandoni, portarne in quinta poco più della metà.
E gli stipendi? Il rapporto, ripreso appunto dal Corriere della Sera, analizza anche la situazione degli insegnanti. In Italia l’età media si conferma più alta che negli altri: la quota di prof cinquantenni è leggermente diminuita negli ultimi anni, ma resta del 53%, mentre la media Ocse è del 37%. Gli stipendi sono cresciuti dell’8% se misurati per gli insegnanti con 15 anni di carriera, ma l’inflazione ha ridotto il valore reale dal 2013 sono diminuiti del 6%, contro una crescita media nei Paesi Ocse del 4%. Insomma, come già accennato, se alcuni miglioramenti ci sono, vanno troppo a rilento. Servirebbe in tutti i campi presi in considerazione un’accelerazione notevole.
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