Fumo e Tabacchi, ritorno al passato

di Tina Cioffo

Che esista un’associazione criminale dedita al commercio illegale di tabacchi lavorati esteri dall’est Europa verso l’Italia è un dato di fatto. Che il contrabbando di sigarette, anche nazionali, abbia ripreso forza e mercato è indubbio. Che la vendita ‘al dettaglio’ dei contrabbandieri di sigarette passi per la maggior parte delle volte quasi totalmente inosservata ed impunita, è purtroppo innegabile.

Il fenomeno è trattato diversamente a seconda delle ricadute. Le indagini, anche degli ultimi giorni del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del Gico di Napoli e coordinate dalla Direzione Distrettuale di Napoli hanno scoperto i canali internazionali utilizzati per l’importazione delle merci dall’estero. L’organizzazione contrabbandiera, sfruttando la possibilità di far transitare i tabacchi lavorati esteri in regime di sospensione di imposta destinati verso i Paesi extra-Ue, finge di non fermarsi in Italia e di dover proseguire il viaggio verso la Libia ma in realtà una volta arrivati nel Bel Paese il carico viene scaricato e sostituito con altro. Le sigarette restano in Italia, nelle disponibilità della criminalità organizzata e il viaggio prosegue. Il metodo è quello solitamente usato a Napoli per fare il ‘pacco’. Proprio quello celebrato dal cinema con il film di Nanni Loy.

I sequestri dei grossi carichi che ingrossano le cifre delle operazioni di polizia, dimostrano che l’attenzione criminale è tornata ad occuparsi del controllo di questo mercato, per anni messo da parte. Ma perché? Si fanno soldi e a guadagnarci sono tutti. Chi smercia, chi vende e chi compra visto che acquista un pacchetto di sigarette alla metà. Ogni pacchetto va da un costo di due ad un massimo di tre euro. Impossibile non immaginare che i proventi vadano nelle tasche di un’organizzazione criminale ben strutturata. E allora accade che il commercio al dettaglio si moltiplica. Avviene nel Napoletano, nel basso Lazio, a Bologna dove le indagini della guardia di finanza coordinata dalla distrettuale antimafia ha scoperto un giro di ‘bionde’ prodotte in Bulgaria verso in Italia attraversando Svizzera, Belgio, Turchia, Cipro e Grecia. La merce, arriva poi agli angoli delle strade,

Un esempio. Nel basso casertano, lungo il corso provinciale di Corso Umberto I che dal ponte di San Marcellino porta fino a via Vaticale a Casal di Principe, poco meno di 7 chilometri di arteria trafficata in tutte le ore della giornata, di punti vendita se ne contano cinque. Chi vende lo fa alla luce del giorno, certo si guarda un po’ attorno ma poi procede tranquillo. I ‘dettaglianti’ fanno dei turni giornalieri e la merce viene portata nei diversi punti da due corrieri a bordo di una bicicletta caricata di buste nere piene di pacchetti. Il gioco è molto semplice. Le sigarette una volta consegnate al ‘commerciante’ di turno vengono nascoste dietro un palo o come capita a Villa di Briano, lungo Corso Umberto I, occultate nel parcheggio di un Discount, a San Marcellino dietro i fiori di un bazar cinese o dietro vecchi cartelli pubblicitari. A San Cipriano D’Aversa, nei pressi della stazione ferroviaria, piuttosto che prendere freddo o pioggia, c’è chi ha deciso di venderle direttamente a casa. A Casal di Principe, il mercato è in via Vaticale, poco distante dall’Itc Guido Carli. E con l’aumentare del contrabbando sono aumentati anche i guadagni per chi lo gestisce. I fumatori, si fermano a motore acceso anche perché ci vuole davvero qualche istante per comprare, pagare e andare via. Lo fanno anche i ragazzini a bordo di motorini o di bici. In fondo chi vede non guarda e chi non guarda non dice. Il risultato è però, catastrofico.

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