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Francesco Schiavone alias ‘sandokan’ nervoso, in aula rinnega figlio e accusa il giudice di pregiudizio

Francesco Schiavone alias ‘sandokan’ nervoso, in aula rinnega figlio e accusa il giudice di pregiudizio

Rinnega il figlio

“Quello che fa o che dice il mio ex figlio non mi riguarda più”. Francesco Schiavone alias Sandokan capo clan dei Casalesi e all’ergastolo, ha pubblicamente e nuovamente rinnegato il figlio Nicola Schiavone collaboratore di giustizia. Lo ha fatto nel corso del processo, con rito ordinario, che lo vede alla sbarra con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Giuseppe Quadrano, il postino di San Cipriano D’Aversa e omonimo del killer di don Giuseppe Diana.

Accuse al giudice di pregiudizio

L’ex capo indiscusso della camorra casalese, in video collegamento, durante l’udienza celebrata al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è apparso con barba lunga e particolarmente agitato. Il nervosismo tradito dai toni è stato altrettanto chiaro, quando ha accusato la presidente di Corte, Giovanna Napoletano, di avere dei pregiudizi nei suoi confronti. “Non voglio essere giudicato da lei perchè mi ha già condannato due volte e ha dei pregiudizi”, ha detto Francesco Schiavone nel corso delle sue dichiarazioni spontanee. Contro la giudice Napoletano, Schiavone per il tramite del suo avvocato Mauro Valentino aveva già chiesto la ricusazione ma il Csm non ha ravvisato alcun tipo di motivo. A dirlo è stata la stessa Napoletano a margine dell’udienza, sottolineando l’assenza di qualsivoglia incompatibilità.

La Napoletano è lo stesso giudice estensore di una sentenza storica per Casal di Principe e più volte richiamata negli ultimi mesi dal sindaco Renato Natale per aver certificato i danni subiti dalla cittadinanza per colpa della camorra. In quella sentenza della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere con la quale si condannava all’ergastolo Walter Schiavone per essere stato il mandante dell’omicidio di Giliberto Cecora, zio di Giuseppe Quadrano killer di don Giuseppe Diana, la giudice ha scritto “la collettività è stata privata della libertà di godere di un ambiente sociale tranquillo” con conseguenti danni morali, sociali ed economici.

Tina Cioffo

 

 

redazione

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