di Alessandra Tommasino
“Genovese Pagliuca non è solo una vittima innocente ma un eroe e non mi sento rappresentato da questa parte dello Stato che non lo ha riconosciuto“, lo ha detto Francesco Curcio, Procuratore capo della Procura di Potenza e pubblico ministero che condusse le indagini e fece condannare gli esecutori e mandanti di dell’omicidio.
Genovese Pagliuca fu ucciso il 19 gennaio del 1995 dal clan dei Casalesi, in particolare la fazione di Francesco Bidognetti che ne ordinò la morte perché il giovane di Teverola si era schierato contro la camorra che aveva rapito la fidanzata. Dopo 24 anni ancora si attende il riconoscimento di vittima innocente della criminalità organizzata.
Il Ministero dell’Interno ha rigettato le istanze dei genitori nonostante le sentenze penali abbiano definitivamente attestato la sua innocenza. A marzo del 2018, il Tribunale di Napoli ha stabilito ancora una volta che Genovese Pagliuca, ucciso a 25 anni, è una vittima innocente e totalmente estraneo ad ogni ambiente delinquenziale. Contro tale sentenza, il Ministero dell’Interno ha presentato ricorso in appello. Il 13 febbraio è prevista l’ udienza di discussione.
“Il Ministero dell’Interno potrebbe in autotutela – ha spiegato l’avvocato Giovanni Zara, legale dei familiari di Pagliuca- ritirare il ricorso e riconoscere Pagliuca vittima innocente“. La storia di Genovese Pagliuca è stata ricordata con una intensa giornata di iniziative che hanno visto protagonisti i giovani per il Premio giornalistico promosso da Si Teverola onlus con Csv Assovoce, Migrazioni e Istituto comprensivo Ungaretti con il patrocinio del Senato della Repubblica e della Regione Campania.
Il pomeriggio, presso la sala consiliare di Teverola, alla presenza del sub commissario prefettizio Giuseppe D’Aiello, si é tenuto il convegno dal titolo ” L’innocenza delle vittime rigettate” promosso dal Comitato Don Diana, Si Teverola onlus e Coordinamento familiari delle vittime. Oltre al procuratore Curcio, hanno preso parte ai lavori il sottosegretario all’ambiente Salvatore Micillo, il giornalista Sandro Ruotolo, il segretario della commissione regionale anticamorra Vincenzo Viglione, il poliziotto insignito della medaglia d’oro al valor civile Nicola Barbato, il referente provinciale del coordinamento vittime della Campania Salvatore Di Bona. Particolarmente toccante la testimonianza della sorella di Genovese Pagliuca, Giovanna. La giornata si è conclusa con una fiaccolata e una maratona di lettura davanti al cippo marmoreo intitolato alla memoria di Genovese.
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