Alessandra Tommasino
Ieri il consiglio comunale aperto sulla realizzazione del forno crematorio è stato molto partecipato. I cittadini sono stati protagonisti, duro lo scontro fra i consiglieri di maggioranza e minoranza. Presenti gli esperti ambientali Giovanni Perillo e Angelo Pennacchio.
Cittadini protagonisti delle scelte pubbliche
Se sia stata una bella o una brutta pagina quella vissuta ieri sera a Casaluce è difficile stabilirlo. Che centinaia di persone siano scese in piazza mostrando un forte interesse per le scelte pubbliche è di certo un risultato straordinario per la comunità, che ha voluto esprimere con forza la propria presa di posizione rispetto alla realizzazione del forno crematorio, opera ormai al centro del dibattito politico da mesi.
Esperti ambientali contestati
Meno qualificante di certo il livello di alcuni tratti della discussione politica, ad un certo punto trasformatasi in attacchi personali e frasi rabbiose. Ancor più brutto che due tecnici, un docente ordinario della facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II, Giovanni Perillo, e un ingegnere chimico di lunga esperienza Angelo Pennacchio, invitati per illustrare tecnicamente funzionamento ed impatto del forno, siano stati praticamente zittiti dalla folla, nonostante abbiano atteso pazienti il loro momento di parlare.
Avrebbe di certo apportato un contributo maggiore l’illustrazione tecnica dei due professionisti, anche se poi commentata con scetticismo o disapprovazione.
Pennacchio: “Inquina di più il forno di una pizzeria”
E invece non c’è stato verso di approfondire e gli animi, già ravvivati dal dibattito politico, si sono particolarmente surriscaldati quando Pennacchio ha affermato che “inquina più il forno di una pizzeria che un forno crematorio”. Apriti cielo! Dal pubblico sono arrivati cori di dissenso e all’ingegnere, che continuava a dire “Preoccupatevi per l’amianto, non per il forno”, non è bastato far riferimento ai dati delle Arpa sulle emissioni dai forni. Ieri sera, sarebbe potuto arrivare anche il più grande scienziato mondiale sul tema a dire le stesse cose, che nessuno, in ogni caso gli avrebbe creduto. Perché, cosa succede?
La sfiducia che viene dal passato
Succede che la gente è stanca e sfiduciata e che vede mostri ovunque. Giusto, sbagliato? Di certo c’è che per decenni, i cittadini della cosiddetta “Terra dei fuochi” si sono fidati di istituzioni che non li hanno tutelati e le loro battaglie, arrivate con la consapevolezza di quanto stava accadendo nel nostro territorio, hanno poi avuto ragione d’essere. Lo spirito che anima il fronte del no al forno crematorio è lo stesso che anima quei cittadini che non credono alla provvisorietà dei siti di stoccaggio individuati dal governatore De Luca per far fronte allo stop del termovalorizzatore di Acerra. La storia ha dimostrato che ciò che era momentaneo poi diventava discarica permanente. Mettici che a gestire gli impianti e i siti in molti casi erano criminali di razza, ed ecco che il gioco è fatto! Certo questo rischia di avere fronti contro qualsiasi tipo di impianto, creando pregiudizi gravissimi e generalizzazioni che non fanno bene, perchè resta che i rifiuti non si smaltiscono con la bacchetta magica.
Gli interventi degli ambientalisti storici
Che il problema sia di fiducia, lo hanno lasciato intendere chiaramente gli interventi che si sono susseguiti. Quello di Giacomo Campanile, ad esempio, medico di base che si batte da anni a difesa della salute. Era il 2003 quando Campanile contava e ricontava i suoi assistiti che morivano di cancro e girava in lungo e in largo le periferie dove venivano costantemente abbandonati e bruciati i rifiuti. Campanile lo ha detto chiaramente: “Viviamo in un territorio particolare, siamo sicuri che ad esempio poi si provveda alla sostituzione dei filtri con la periodicità giusta? E visto che ‘ mo stiamo meglio, perché dobbiamo fare questo forno?”
“E se ci fosse nella nostra provincia un problema brucellosi per capi di allevamento? Non è che poi il forno crematorio di Casaluce diventa anche la scelta per l’abbattimento di animali?, ha chiesto Antonio Graziano, da sempre in prima linea nella difesa dell’ambiente, ipotizzando un ulteriore rischio.
Sulla stessa linea Franco Natale, il Comitato per il no che ha voluto prendere le distanze da ogni strumentalizzazione politica, mamme e ragazzi.
L’occasione mancata per un’informazione più approfondita
Sfiducia dunque. In alcuni interventi anche eccessivo allarmismo. Più che di un forno crematorio sembrava si stesse parlando del più grande inceneritore europeo. La partecipazione dei cittadini che si documentano e attivano quegli anticorpi di cui siamo stati costretti a dotarci è un traguardo straordinario, ma, come spesso accade in questi casi, poi qualcuno, non spiccando per umiltà, si innalza ad esperto ambientale di turno facendo confusione e aprendo la strada alla disinformazione.
Ieri sarebbe stato interessante riuscire a capire i rischi in caso di malfunzionamento dell’impianto, così come sarebbe stato importante comprendere la differenza dell’impatto ambientale fra un cimitero tradizionale e un forno, perché chiaramente inquina anche il primo, soprattutto in termini di consumo del suolo, di gestione dei rifiuti cimiteriali, di rischi per l’inquinamento delle falde.
La distanza fra i forni crematori
Sarebbe stato interessante capire effettivamente a cosa serve un forno a Casaluce, se ce ne sono già due a Castel Volturno e Napoli. Certo, nel 2016 non c’erano tutti e due. Ma oggi che le cose sono cambiate, forse la posizione non va rivista? Il sindaco Antonio Tatone, che ha mostrato la massima apertura, ha detto chiaramente e in più battute che non ha alcun problema a fare dietro front e ad interpretare il desiderio dei casalucesi. Questo il motivo del consiglio straordinario.
Il vuoto normativo
A motivare le preoccupazioni ci si mette anche il vuoto normativo, perché se ad esempio la Regione avesse già regolamentato sull’argomento, del forno a Casaluce magari neanche si starebbe più parlando. Su questo è intervenuto Antonio Comella, facendo riferimento alla regione Piemonte, dove la distanza minima fra gli impianti deve essere di 50 km.
Qui ancora non si sa e questo significa che ognuno la mattina si può svegliare e, se il business plan regge, può fare un forno crematorio, a Frignano come a Teverola.
Cutillo: “Questo a Natale non ci arriva!” Pagano annuncia querela
In piazza, ieri, dopo un’accesa campagna elettorale, l’ormai usuale siparietto fra Antonio Cutillo e Rany Pagano, oggi assessore ai lavori pubblici, non si è fatto mancare.
Cutillo ha parlato a lungo di “imbrogli”, con continue frecciatine alla maggioranza, Pagano nel suo intervento ha parlato delle conseguenze ambientali dell’abusivismo edilizio con palesi riferimenti al suo avversario politico. Cutillo, di tutta risposta, ha affermato, riferendosi all’ex sindaco : “Questo a Natale non ci arriva!”. Una frase interpretata da Pagano come riferimento a un imminente arresto e così l’ex sindaco ha fatto mettere a verbale e ha annunciato querela.
Il sindaco Tatone deciderà a settembre
Tra fischi e frasi sprezzanti rivolte soprattutto all’assessore Maddalenza Zaccariello, si è concluso il consiglio. Il sindaco Tatone, che ha voluto ribadire più volte la sua posizione di apertura, concedendo la parola a tutti e scusandosi con i due tecnici per l’accoglienza ricevuta, ha annunciato che dopo la consegna delle firme che si stanno raccogliendo in questi giorni contro il forno crematorio, deciderà se scegliere il sì o il no. La strada, dopo il consiglio di ieri, sembra già segnata. Del resto, a voler fare una mera valutazione politica, se Tatone e company non fossero stati disposti a fare dietro front, non avrebbero mai fatto un consiglio in piazza. Contro il forno oltre a Upc, che ha affrontato la questione in modo dirompente già in campagna elettorale e attraverso un incontro pubblico in piazza Statuto insieme al comitato civico e con la partecipazione del medico per l’ambiente Antonio Marfella, anche Giovanni D’ Ambrosio. Il consigliere di Idee in comune, in modo chiaro, ha preso posizione netta e contraria ponendo motivi economici e ambientali e ha proposto un referendum per consentire alla popolazione di decidere sul forno in modo democratico. Decisamente diversa la sua posizione rispetto a quella del proprio capogruppo Pasquale Bruno, che invece si é focalizzato sulle misure da adottare nel momento in cui il forno sarà funzionante. Chiede la revoca della delibera sul tempio crematorio anche Forza nuova, rappresentata da Antonio Spino.