Le cerimonie non sono ammesse e senza matrimoni, battesimi e comunioni i fotografi rasentano il fallimento. L’allarme già lanciato nei giorni scorsi è ora esploso con una formale protesta che ha portato i fotografi di cerimonie, in via Santa Lucia a Napoli, fuori alla sede della Regione.
Macchine fotografiche in mano e striscioni: così davanti alla sede della Regione Campania, in via Santa Lucia a Napoli, protestano i ‘fotografi di cerimonie’ che denunciano la grave crisi in cui si trovano per effetto del virus e l’assenza di interventi a tutela della categoria. In piazza – davanti alla Regione anche i lavoratori della società Astir che hanno altre rivendicazioni – la rappresentanza di 300 piccoli imprenditori di Napoli e provincia che ogni anno in Campania fatturano complessivamente 400 milioni per il wedding rappresentato da matrimoni, battesimi e comunioni. Sottolineano la totale insufficienza dei provvedimenti di sostegno sia statali che regionali.
Alcuni esponenti della categoria hanno scritto una lettera aperta al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, “Il vero paradosso è che l’attività del fotografo non è mai stata ufficialmente fermata: nessun Dpcm o decreto regionale ha disposto la chiusura degli studi fotografici. Una circostanza, questa, che ha escluso la categoria dalla possibilità di beneficiare di aiuti, ma che – in assenza di matrimoni o di qualsiasi altro genere di cerimonie vietate per legge – li ha messi nella condizione di dover chiudere ugualmente i propri studi, in quanto totalmente privi di clienti. Ogni fotografo che si occupa di matrimoni (almeno il 90% della categoria, se consideriamo i professionisti che lo fanno in via esclusiva e quelli che lo fanno in maniera preponderante rispetto ad altre attività) si è trovato a dover pagare le spese di mantenimento della struttura (affitti e utenze), tasse e contributi previdenziali senza poter beneficiare di nessun aiuto a parte – per chi ne ha beneficiato – il bonus governativo di 600 euro, una cifra davvero irrisoria che nel migliore dei casi (per chi lavora in Provincia e non in città) non arriva a coprire nemmeno la metà dell’affitto mensile di un locale”.
A tutto questo, evidenziano, “si aggiunga che un fotografo che si occupa di matrimoni si avvale della collaborazione di almeno tre o quattro persone tra assistenti vari. Un intero comparto messo in ginocchio dalla crisi che, solo in Campania, comporterà la perdita di migliaia di posti di lavoro”. “In questo momento – denunciano – ci sentiamo degli “invisibili” per le istituzioni: oltre a non aver previsto per noi nessuna misura di sostegno al reddito, siamo stati tagliati fuori da qualsiasi pianificazione sulla ripresa delle attività”. La prospettiva è che categoria “purtroppo si troverà costretta a chiudere in massa le Partite Iva”.
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