Fase 2, barista di Castel Volturno: “Con asporto non si può sopravvivere”

I baristi casertani sottolineano le difficoltà economiche create dall’emergenza Coronavirus e le difficoltà che vivranno con la Fase 2. Da Castel Volturno, il gestore del Crazy Horse Cafè lancia allarme.

Non ha riaperto pur avendone la possibilità e probabilmente non aprirà neppure il 4 maggio, con l’inizio della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Come il Carazy Horse Cafè gestito dal proprietario Daniele Manzo, anche molti altri della provincia di Caserta. “Non riapro se non posso accogliere i clienti nelle mie sale” dice Manzo. Il suo bar è a Castel Volturno, nella località Pinetamare ed è uno dei più frequentati della zona, tanto che la domenica all’ingresso c’è sempre una guardia giurata. Dodici i dipendenti, tutti in cassa integrazione. “Con il delivery e l’asporto un bar non può sopravvivere, per quante colazioni, anche al costo di tre euro, si possono consegnare” dice a chiare lettere Manzo. “E’ una questione di costi – dice- che non si riescono a sostenere neanche in percentuale minima”.

Aiuti in ritardo

Sulle misure del Governo, Manzo racconta di aver chiesto a marzo il prestito da 25mila euro; “siamo ormai a maggio e continuano a chiedermi documentazione; servirebbero contributi a fondo perduto”. Eppure l’imprenditore sarebbe pronto a riaprire al pubblico, ma chiede certezza sulle prescrizioni seguire e le precauzioni da prendere. “Entro qualche giorno potrei partire – dice – ho già riposizionato i tavoli nelle mie sale distanziandoli di due metri l’uno dall’altro; vorrei realizzare una segnaletica orizzontale per i clienti, magari anche dei separé in plexiglas. Ma ho bisogno di chiarezza su ciò che si potrà e non si potrà fare, per esempio anche sull’obbligatorietà dei dispositivi di protezione. E poi al Governo chiedo di pagare la cassa integrazione subito ai dipendenti, che la stanno ancora aspettando”.

 

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