Fango e linciaggio mediatico, in attesa della verità

A sette giorni dalla notizia dell’inchiesta che ha coinvolto il giornalista Mario De Michele, resta la necessità di conoscere fino in fondo la verità, facendo luce sulla eventuale esistenza di un disegno nato per colpire alcune persone piuttosto che altre.

Vicenda De Michele, una settimana dopo

E’ trascorsa esattamente una settimana da quando è emersa la vicenda del giornalista Mario De Michele, indagato per aver mentito sugli agguati di camorra che avrebbe subito in questi mesi. Sono stati giorni pieni di ‘soddisfazione’ gridata sui social da quelli de “ve l’avevo detto io!”, di silenzi imbarazzati di coloro che lo sostenevano gradendone i continui attacchi alle vittime di turno, di prese di distanza improvvise da parte di giornalisti che fino alla fine hanno commesso l’errore di non vedere ciò che era ormai evidente.

Intrecci e assi territoriali

Ma sono stati anche giorni di condanne legittime, e di verità invocata a più riprese. Sono in tanti ad attendere la composizione di un puzzle molto più grande nel quale il direttore di Campania notizie potrebbe aver avuto solo un ruolo di secondo piano, forse pedina nelle mani di interessi politici, imprenditoriali e criminali. Gli inquirenti sono stati bravissimi nel ricostruire i fatti e da loro si attende adesso la rilevazione di eventuali intrecci e assi territoriali incentrati su affari e spartizioni. La verità è invocata a gran voce dalle vittime degli attacchi mediatici, anche perché solo la verità potrà risanare le ferite che il giornalista ha inferto a persone perbene trasformate dai suoi articoli in criminali incalliti. Solo la verità potrà cancellare il disgusto per storie calpestate e rinnegate, per le menzogne raccontate all’infinito con lo scopo di insinuare il dubbio che potessero essere vere.

Il ruolo di Ragozzino e la lista ‘Coraggio’

Della vicenda si parla un po’ ovunque, ma ci sono territori più ‘colpiti’ di altri. Come Orta di Atella ad esempio, il comune dell’altro indagato, Pasquale Ragozzino. Ragozzino, vicedirettore di Campania notizie, aveva presentato la lista “Coraggio” che alle ultime elezioni comunali aveva sostenuto la maggioranza dell’ex sindaco Andrea Villano. Che il giornalista indagato avesse rapporti di parentela con la famiglia dell’ex primo cittadino Angelo Brancaccio, condannato per associazione camorristica, non significa nulla, e non significa nulla neanche che Ragozzino e De Michele frequentassero assiduamente casa Brancaccio, così come in molti testimoniano. Particolari del passato, foto scattate quando ancora non si usavano gli smartphone potrebbero essere arrivati negli articoli di De Michele proprio attraverso questo collegamento.

Significativo sarebbe capire se siano stati adottati determinati criteri per ‘interessarsi’ a turno dell’uno o dell’altro politico. A chiederlo in queste ore è arrivata “Città visibile”, che pure aveva dato la solidarietà a De Michele quando aveva subito gli attentati e che oggi, alla luce di quanto accaduto, non solo prende atto che non era meritata, ma chiede che si dica la verità. La verità la invocano ad alta voce con un documento senza mezzi termini Pd e Ado che, affrontando la vicenda come “una questione morale che non può più aspettare”, parlano di un incontro avvenuto in un bar di Aversa per chiudere l’accordo sulla lista “Coraggio”. A cosa si riferiscono? Chi c’era in quel bar? In causa è chiamato inevitabilmente l’ ex sindaco Andrea Villano che, in questi giorni , con l’ex amministrazione ha chiesto di leggere i verbali delle audizioni di De Michele alla commissione d’accesso che ha stilato la relazione alla base dello scioglimento del consiglio comunale. Un comunicato non proprio politically correct che non esclude l’ipotesi di un ruolo del giornalista indagato nello scioglimento del consiglio comunale. L’ex amministrazione ha anche annunciato che valuterà di costituirsi parte civile nel processo che scaturirà dall’indagine su Campania notizie.

Alcuni componenti della maggioranza Villano, quelli rientranti nella black list di De Michele ( sua o di chi?) sono stati attaccati in modo sistematico e De Michele l’hanno denunciato perfino per stalking; altri invece hanno subito in silenzio nonostante attacchi personali e denigratori.

“La disgrazia De Michele”

C’erano dei paletti da non superare per evitare il linciaggio mediatico? Quegli articoli erano per caso dettati dalla necessità di far rientrare nei ranghi chi usciva fuori dal seminato? Sono questi forse gli interrogativi che anche il senatore Fabio Di Micco, dei 5 Stelle, avrebbe dovuto porsi dinanzi a un fatto che ha definito “la disgrazia De Michele”. “Chi crede che la disgrazia di De Michele possa essere una sorta di lascia passare per le schifezze perpetrate negli anni in questo territorio, casca male”, ha infatti scritto il parlamentare del posto. Nulla da eccepire nel merito: se De Michele ha mentito, questo non trasforma tutti quelli presi in considerazione dai suoi articoli in vittime o persone al di sopra di ogni sospetto. Né si può dire che Orta di Atella non si distingua per dinamiche criminali molto sottili, ma se un giornalista utilizza l’arma della delegittimazione per alcuni piuttosto che per altri, e si viene a sapere che ha mentito anche sugli agguati ricevuti, dovrebbe scattare per chiunque un campanello d’allarme. Le dinamiche sono complesse, i territori sono complessi e richiedono analisi e risposte complesse, soprattutto da chi ricopre ruoli istituzionali di primo piano.

 

Fastidi da eliminare?

De Michele per “debolezza umana’” voleva ritagliarsi il ruolo di giornalista anticamorra, va bene, ma come lo alimentava? Gli attacchi a persone perbene, colleghi, attivisti delle associazioni, politici onesti, fatti con un accanimento tale da indurlo a mandare anche messaggi diffamatori privati, davvero erano funzionali solo alla costruzione del suo personaggio? Quegli obiettivi di volta in volta individuati, da dove venivano? Da antipatie e simpatie personali, o dalla necessità di rispondere all’eliminazione di ‘fastidi’ per persone molto più potenti?

Collegamenti con elezioni regionali?

Come mai a un certo punto, ad esempio, De Michele ha cominciato ad occuparsi, dell’ambito socio sanitario, che certo non si può dire abbia spiccato per una gestione modello? Per un servizio giornalistico o per avvantaggiare chi su quell’ambito aveva altri progetti? Potrebbero esserci collegamenti con le candidature alle elezioni regionali o con accordi mancati? Gli incontri del giornalista, organizzati anche in comitati elettorali di alcuni rappresentanti politici, potrebbero aver avuto un ruolo nella sua linea editoriale?

Poche e chiare risposte

Le domande sono tante e in un territorio dove qualcuno ha voluto far passare il messaggio che tutti sono uguali, che non c’è speranza e che anche il più buono ha la rogna, c’è un gran bisogno di poche e chiare risposte!

Alessandra Tommasino

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