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Ex manicomio di Aversa, appello della Federazione

di Tina Cioffo

L’obiettivo della Federazione è “far vivere la Maddalena come nuovo polo di alternativa sociale e culturale”. E allora perché è così complicato? I volontari riunitisi, avevano chiesto di partecipare ai tavoli di concertazione per ripensare all’ex parco della Maddalena, protocollato una proposta di regolamento per la gestione dei beni comuni e avanzato idee di riqualificazione ma ad oggi la situazione pare andare dalla parte contraria.

L’Asl alza muri

Intanto su disposizione della Prefettura di Caserta a seguito di segnalazione da parte dell’Asl, sono stati sgomberati i senza fissi dimora che nei locali dell’ex manicomio trovavano un tetto al riparo dalle intemperie e sono stati alzati dei muri in cemento all’interno del complesso per evitare che altri possa entrarvi. “In questo modo saremo in grado di recuperare il resto”, aveva detto il direttore generale dell’Asl Caserta Mario de Biasio, il 19 dicembre durante la conferenza stampa di presentazione dei tre progetti di collaborazione scientifica fra Azienda Sanitaria e l’Irccs Mario Negri con l’interessamento della Regione Campania. Uno di questi tre progetti punta a certificare la qualità della salute del territorio e dunque dell’ambiente per garantire i prodotti ed i cicli di produzione. E come si fa a certificare la salute dell’ambiente largamente inteso se 17 ettari di terreno, dell’ex parco della Maddalena versano in uno stato di abbandono e degrado che nessuno può negare? Secondo De Biasio “il recupero di parte del corpo centrale intorno alla chiesa, è già avvenuto”. Il problema è che dall’antico campanile dell’antica Chiesa, attorno alla quale c’era il convento sono state rubate perfino le campane. Furti su commissione hanno portato via marmi, affreschi e testi antichi.

Che fine ha fatto la promessa del sindaco di Aversa?

Il Comune di Aversa nel 2005 ha speso circa 2milioni di euro per acquistare la sezione del Leonardo Bianchi. Da progetto doveva diventare un incubatore sociale ma non è mai stato fatto niente. La struttura è inaccessibile ai cittadini. Il sindaco, Enrico De Cristofaro, il 17 novembre aveva pubblicamente assicurato «l’interessamento personale e dell’amministrazione». «Adotteremo il regolamento e attiveremo ogni cosa necessaria per recuperare il tempo perso e concretizzare progetti sociali», aveva spiegato De Cristofaro insieme al vicesindaco Michele Ronza.

In merito a tutte le nostre proposte, protocollate al comune di Aversa, per l’adozione di un regolamento dei beni comuni– dicono i volontari della Federazione- attendiamo ancora riscontri alle proposte pratiche e a far partire i famosi tavoli di lavori come appunto espresso anche pubblicamente durante il Forum Provinciale dei Beni Comuni, tra Asl, Regione Campania e Comuni limitrofi quali non solo Aversa, ma anche Trentola e Lusciano”. “A seguito di una richiesta protocollata che richiedeva un incontro nel breve termine, non abbiamo ricevuto alcuna risposta”, hanno aggiunto.

La Regione da che parte sta?

Per la Federazione “Ciò che suscita dubbi e perplessità è la mancanza di reali progettazioni politiche da poter mettere in campo, unitamente alla mancanza di un piano di salvaguardia a seguito dello sgombero degli occupanti all’interno dei plessi dell’ex OP. Le uniche notizie certe sono la convocazione della commissione sicurezza del Comune di Aversa a seguito dell’operazione di sgombero, e la propaganda di alcuni esponenti politici e dall’Asl che ripropongono sterili idee di investimenti in una riqualificazione ospedaliera dell’aria”.

“Aspettiamo che il Governo centrale approvi il progetto di recupero nell’ambito dell’edilizia sanitaria per 1miliardo e 40mila euro. Ci vorrà dunque il tempo necessario”, aveva detto Stefano Graziano presidente della Commissione regionale Sanità e Sicurezza Sociale, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione dei tre progetti di valutazione scientifica. Di anni in attesa ne sono già trascorsi quasi venti.

I volontari della Federazione hanno deciso di aspettare ma di non farlo con le mani in mano ed è per questo che si dicono “ancora una volta pronti ad ogni convocazione da parte degli attori istituzionali per un confronto costruttivo, inclusivo e progettuale in grado di rendere nuovamente pubblico un bene comune di vitale importanza”.

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