Ex Canapificio di Caserta, la Chiesa si schiera con il Centro sociale. Lettera inviata agli attivisti del centro sociale ex Canapificio in vista del presidio pubblico convocato per sabato alle 10 in piazza delle Prefetture.
“Come Chiesa di Caserta facciamo nostre le parole di Papa Francesco e riconosciamo che, mai come oggi, si avverte la necessita’ di una vera e propria vocazione civile”. Lo scrivono, su delega del vescovo Giovanni D’Alise, il presidente di Caritas Caserta don Antonello Giannotti e il direttore della Migrantes della Diocesi di Caserta don Antimo Vigliotta in una lettera inviata agli attivisti del centro sociale ex Canapificio in vista del presidio pubblico convocato per sabato alle 10 in piazza delle Prefetture, a Caserta. L’obiettivo della manifestazione e’ rilanciare la necessita’ e l’urgenza “di aprire quanto prima gli ampi spazi inutilizzati dell’ex caserma Sacchi”, spazio che, nei locali rimasti vuoti, potrebbe ospitare le attivita’ sociali dell’ex Canapificio.
Cultura dell’accoglienza
“La citta’ di Caserta, da anni, ha visto moltiplicarsi esempi virtuosi di educazione alla cogestione del bene pubblico – spiegano don Giannotti e don Vigliotta – riqualificazione del territorio, tutela dell’ambiente e servizi orientati all’inclusione sociale e alla tutela delle fasce deboli. Questo ha contribuito a creare una cultura diffusa dell’accoglienza e dell’inclusione, rendendo la nostra citta’ un esempio per molti. Un ruolo centrale in tutto questo, e’ cosa nota ed indiscutibile, e’ stato giocato dal centro sociale Ex Canapificio, che da mesi ormai continua ad essere motore carismatico di questa missione sociale, nonostante la chiusura e il sequestro della sua sede storica, a causa di gravi carenze strutturali”.I parroci ricordano le attivita’ svolte dal Canapificio, a partire da “sportelli di sostegno al reddito per le classi piu’ vulnerabili, laboratori e doposcuola per i bambini dei rioni piu’ abbandonati della citta’, servizio piedibus di accompagnamento a scuola, servizi di assistenza amministrativa e legale per italiani e stranieri, gestione condivisa di spazi pubblici, attivita’ di riqualificazione del territorio, e molto ancora. Come Chiesa – sottolineano – non possiamo piu’ tollerare il fatto che ancora questa realta’, tanto motivata e socialmente utile, non abbia ancora ricevuto un luogo idoneo per poter proseguire le proprie attivita’ di cui le famiglie casertane non possono e non vogliono essere private”.