Elon Musk donerà 45milioni di dollari al mese alla campagna elettorale di Trump

Elon Musk donerà 45 milioni di dollari al mese alla campagna di Trump America Pac, per convincere elettori a votare in anticipo

Mentre i finanziatori della campagna elettorale di Joe Biden lo stanno abbandonando, come Jeffrey Katzenberg di Hollywood, i donatori per Donald Trump stanno aumentando.

L’ultimo a unirsi a loro, secondo il Wall Street Journal, è Elon Musk, uno degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di oltre 250 miliardi di dollari.

Elon Musk donerà 45 milioni di dollari al mese alla campagna elettorale di Trump

Il fondatore di Tesla e proprietario di X avrebbe annunciato donazioni mensili per Trump, ammontanti a 45 milioni di dollari tramite un comitato elettorale chiamato America Pac. Questo rappresenta un nuovo sviluppo nella complicata corsa alle elezioni presidenziali americane del 5 novembre.

«Appoggio pienamente il Presidente Trump e spero in una sua rapida guarigione – ha scritto Musk sul suo social network X – L’ultima volta che l’America ha avuto un candidato così tosto è stato con Theodore Roosevelt», condividendo la celebre foto in cui Trump alza il pugno con il volto insaguinato mentre è circondato da agenti della sicurezza.

Elon Musk donerà 45milioni di dollari al mese alla campagna elettorale di Trump
Elon Musk donerà 45milioni di dollari al mese alla campagna elettorale di Trump – ANSA – Ireporters.it

 

L’America Political Action Committee (Pac) è stato fondato a maggio per sostenere la candidatura di Trump attraverso azioni come campagne pubblicitarie, anche se per legge non può finanziare direttamente il candidato.

L’obiettivo del comitato è promuovere il voto anticipato per posta, in particolare negli “swing states” e negli stati favorevoli ai repubblicani.

Secondo il Wall Street Journal, che ha esaminato i documenti della Federal Election Commission, nel secondo trimestre di quest’anno l’America Pac ha raccolto 8,8 milioni di dollari, spendendone 7,8.

Tra i contributori ci sono il co-fondatore di Palantir Technologies, Joe Londsale, i gemelli Winklevoss, imprenditori in criptovalute contrari alla regolamentazione avviata da Biden, e Kelly Craft, ex ambasciatrice degli USA in Canada, con suo marito Joe Craft, CEO di Alliance Resource Partners, un colosso del carbone.

Finora, la donazione più consistente a favore di Trump è stata di 50 milioni di dollari, fatta da un pronipote del banchiere Thomas Mellon. Tuttavia, questa donazione è stata una somma unica, mentre i finanziamenti di Musk, se confermati, sarebbero i più significativi della campagna.

Al 30 giugno, Musk non figurava ancora tra i finanziatori del comitato, e non è chiaro se abbia già effettuato il primo versamento e a quanto ammonti. Secondo il giornale economico newyorkese, l’imprenditore 53enne avrebbe già versato “una cifra considerevole” per il primo mese, luglio, anche se questa cifra non è ancora stata resa pubblica nei documenti elettorali.

Lo scorso marzo, in un tweet sul suo X, Musk aveva dichiarato che non avrebbe finanziato la campagna di nessun candidato presidente. Tuttavia, poche ore dopo l’attentato di Butler, in cui Trump è stato ferito a un orecchio dallo sparo di Thomas Matthew Crooks, Musk ha espresso il suo sostegno a favore del tycoon, augurandogli “una rapida guarigione”.

Sabato l’ex presidente Donald Trump è stato ferito a un orecchio mentre si trovava sul palco durante un comizio a Butler, in Pennsylvania.

L’attentatore, che sarebbe stato poi identificato come Thomas Matthew Crooks, ha esploso diversi colpi di fucile dal tetto di un edificio a circa 150 metri dal punto in cui Trump stava parlando, uccidendo uno spettatore nel pubblico e ferendone altre due. Crooks è stato ucciso da un cecchino del Secret service, l’agenzia statunitense responsabile dell’incolumità dei principali politici del paese.

Trump è stato scortato immediatamente in ospedale per essere medicato e ha successivamente rassicurato sulle sue condizioni. Al momento, si trova a Milwaukee, in Wisconsin, dove oggi inizierà la Convention del Partito repubblicano che ufficializzerà anche formalmente la sua candidatura alle prossime presidenziali.

Fin da subito dopo il tentato omicidio, i social network sono stati invasi da notizie false e teorie del complotto sull’attentato.

Una fake news in particolare, nata inizialmente come meme, è partita dal cosiddetto Twitter calcio italiano trovando poi risonanza in diversi media internazionali.

L’origine era un post su X che indicava come responsabile della sparatoria Marco Violi, giornalista sportivo e youtuber romano, identificato per l’occasione come Mark Violets, un fantomatico membro del movimento di estrema sinistra americano degli antifa.

Gestione cookie