Presentato oggi a Roma il rapporto Ecomafie 2019. Aumentano i proventi per ciclo illecito di rifiuti e cemento selvaggio. Il numero maggiore di reati nella provincia di Napoli
Rapporto Ecomafie 2019
In Italia ogni ora vengono accertati più di tre reati ambientali, per un totale di oltre 28mila nel 2018 per un business che vale 16,6 miliardi di euro. Lo afferma il rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia di Legambiente presentato oggi a Roma. Il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente passa dagli oltre 30mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). Diminuiscono inoltre le persone denunciate, 35.104 contro le oltre 39mila del 2017, così come quelle arrestate, 252 contro i 538 del 2017, e i sequestri effettuati, 10mila contro gli 11.027 del 2017.
Crescono proventi per ciclo illegale dei rifiuti e cemento selvaggio
Crescono invece i proventi, 2,5 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente con 368 clan censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia. “Sul fronte dei singoli illeciti ambientali – spiega il rapporto – nel 2018 aumentano sia quelli legati al ciclo illegale dei rifiuti che si avvicinano alla soglia degli 8mila (quasi 22 al giorno) sia quelli del cemento selvaggio che nel 2018 registrano un’impennata toccando quota 6.578, con una crescita del +68% (contro i 3.908 reati del 2017). Nel 2018 lievitano anche le illegalità nel settore agroalimentare, sono ben 44.795 le infrazioni ai danni del Made in Italy (contro le 37mila del 2017) e il fatturato illegale – solo considerando il valore dei prodotti sequestrati – tocca i 1,4 miliardi (con un aumento del 35,6% rispetto all’anno precedente). In leggera crescita anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica con 7291 reati – circa 20 al giorno – contro i 7mila del 2017.
La metà dei reati concentrata in quattro regioni
Quasi metà dei reati ambientali accertati nel 2018 si sono verificati nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Lo afferma il rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente, presentato oggi a Roma.
Lo scorso anno, si legge, nelle quattro regioni si è concentrato quasi il 45% delle infrazioni, pari a 12.597. Anche quest’anno la Campania domina la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti(14,4% sul totale nazionale), seguita dalla Calabria (3.240), che registra comunque il numero più alto di arresti, 35, la Puglia (2.854) e la Sicilia (2.641). La Toscana è, dopo il Lazio che ha registrato poco più di 2.000 reati, la seconda regione del Centro Italia (1.836), seguita dalla Lombardia, al settimo posto nazionale.
Maglia nera per la provincia di Napoli
La provincia con il numero più alto di illeciti si conferma Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari(711), Palermo (671) e Avellino(667). La Campania domina anche la classifica regionale delle illegalità nel ciclo del cemento con 1.169 infrazioni, davanti alla Calabria (789), Puglia (730), Lazio (514) e Sicilia (480). A livello provinciale, guidano la classifica Avellino e Napoli con rispettivamente 408 e 317 infrazioni accertate. “Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità”.