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Don Ciotti:”Beni confiscati, non siamo sereni”

di Tina Cioffo
Ci hanno detto che non dobbiamo preoccuparci e che se mai i beni confiscati andranno in mani cattive, gli saranno tolti nuovamente ma non riusciamo a starcene tranquilli. Sarebbe stato molto meglio tentare di mettere a regime un sistema per recuperare le ex proprietà della mafia, della camorra e della ndrangheta. Vigileremo e non ci faremmo distrarre, perché al valore del riutilizzo sociale dei beni confiscati ci crediamo fin dall’inizio e sin da quando abbiamo promosso la legge per destinare alla collettività quegli immobili dei mafiosi”. L’allarme è stato lanciato, questa mattina ad Aversa, da don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione ‘Libera nomi e numeri contro le mafie’, ricordando la petizione popolare che nel 1995 raccolse un milione di firme per la legge sull‘uso sociale dei beni confiscati, durante la presentazione dell’iniziativa Facciamo un Pacco alla camorra, un paniere di prodotti coltivati e lavorati su beni confiscati alla camorra, promosso anche con la collaborazione del Comitato don Peppe Diana, Libera e Rete di Cittadinanza Attiva. Un’iniziativa del Consorzio Nco che conta 112 buste paga ed un modello economico che dà lavoro a giovani fra i 30 e 35 anni.
Quando abbiamo cominciato a riutilizzare i beni confiscati ai camorristi e a pensare di inserirli in un circuito produttivo, molti di noi avevano paura e altri pensarono che forse sarebbe stato meglio scegliere un’altra soluzione, invece la perseveranza ci ha dato ragione. Sono trascorsi dieci anni da allora, da quando sentimmo che ce la potevamo fare e il percorso che ci ha portato fino a questo momento è stato fatto grazie anche all’aiuto di interi apparati dello stato, delle forze dell’ordine e della magistratura che ci hanno fatto sentire al sicuro anche in occasione critiche. Sono quei pezzi dello Stato che ci stanno consentendo di rialzarci, impegnandosi anche per colmare la nefandezza di quella parte che invece con la camorra ci è andata a braccetto”, ha ricordato Giuseppe Pagano, fra i fondatori della Nuova Cucina Organizzata diventata poi Nuova Cooperazione Organizzata.

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