Domenico Noviello vittima innocente, l’ultimo atto in Corte di Assise di Appello

Domenico Noviello, l’ultimo atto in Corte di Assise di Appello. Si celebra oggi, l’udienza per esaminare la responsabilità di Francesco Cirillo alias ‘ Pasqualino Coscia fina’.

Domenico Noviello, vittima innocente della camorra. L’ omicidio del 16 maggio del 2008 è ancora in tribunale. Si celebra stamattina presso la Corte di Assise di Appello di Napoli il prosieguo del processo per assicurare mandanti, esecutori e fiancheggiatori. In esame c’è la posizione di Francesco Cirillo alias ‘ Pasqualino coscia fina’ che condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo venne poi assolto dalla Corte di Assise di Appello di Napoli per mancanza di prove. Cirillo era stato denunciato da Noviello per estorsione ed era stato a seguito di quella denuncia che in carcere era scattato lo spirito di vendetta in Giuseppe Setola evaso nel 2008 e tornato in provincia di Caserta per uccidere e seminare terrore. In nove mesi, uccise 19 persone al solo scopo di impaurire e riportare il controllo sul territorio del clan dei Casalesi. Per farlo si mise a capo di un gruppo di fuoco che aveva la sua ispirazione nella fazione camorristica di Francesco Bidognetti, alias ‘Cicciotto e mezzanotte’.

Ultimo atto

La Procura Generale di Napoli fece ricorso in Cassazione che ha rinviato il procedimento nuovamente alla Corte di Assise di Appello di Napoli prescrivendo di valutare in maniera più approfondita le dichiarazioni di Giuseppe Setola e del collaboratore di giustizia Luigi Tartarone, che in primo grado lo avevano accusato e fatto condannare. Oggi potrebbe essere definitivamente scritta la parola ‘fine’ ad un lungo iter processuale. In Tribunale, insieme ai familiari anche le associazioni Fai Antiracket ed il Comitato don Peppe Diana, parti civili fin dal primo momento. Le pene in primo grado furono chieste dall’allora pm della DDA di Napoli, Alessandro Milita mentre la sentenza venne firmata dalla corte presieduta dal giudice Maria Alaia. L’imprenditore fu ucciso il 16 maggio del 2008 a Castel Volturno, in località Baia Verde, perché aveva denunciato e fatto condannare nel 2001 alcuni affiliati al clan dei Casalesi.

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