Augusto Di Meo testimoniò contro il killer di don Giuseppe Diana ma da 25 anni aspetta di essere riconosciuto testimone di giustizia. Il sottosegretario all’Interno, Luigi Gaetti a Caserta ha detto che non può essere fatta alcuna legge retroattiva. Da Casal di Principe si è alzata una voce di dissenso.
Sono trascorsi 25 anni da quando Augusto Di Meo, in chiesa vide il killer di don Giuseppe Diana e decise di andarlo a denunciare. Oltre due decenni che però non sono bastati per diventare da testimone oculare a testimone di giustizia. Ieri a Caserta, il sottosegretario all’interno, Luigi Gaetti rispondendo alle domande dei cronisti in conferenza stampa a margine di una giornata sui temi dell’antiracket e antiusura, ha detto che per Di Meo non può essere fatta una legge retroattiva e che non può avere lo status di testimone di giustizia perché la Procura non ne ha mai chiesto l’inserimento nel programma. Una dichiarazione che è suonata come un macigno sulla battaglia di un uomo che non si è mai risparmiato e che soprattutto non si risparmiò nel 1994, in piena guerra di camorra. Non c’era una legge quando ha testimoniato e non si può fare ora una legge retroattiva. Discorso chiuso, almeno per gli apparati di Governo e non solo quelli attuali. Stesso trattamento a Di Meo gli è stato riservato anche dai Governi precedenti e mai sono stati sufficienti raccolte firme, petizioni, convegni, richieste di udienze e chiarimenti anche dalle parti sociali che gli sono sempre stati accanto.
Ma perché fu fatto quell’errore da parte della Procura, se errore c’è stato? E chi lo commise? Sono queste le domande che hanno investito come un caterpillar Augusto Di Meo che vive una vicenda del tutto paradossale. In quella chiesa il 19 marzo del 1994, la sua vita cambiò all’improvviso.
Per Renato Natale, sindaco di Casal di Principe “quanto affermato dal sottosegretario colpisce l’intera città. Per anni siamo stati accumunati ad un clan criminale, la figura di Augusto riscatta tutti noi e dunque un intero popolo”. “Non riconoscergli ufficialmente lo status di testimone equivale a dire ai cittadini che – continua Natale- lo Stato non è a fianco di chi con il suo sacrificio garantisce giustizia e legalità. Dire che la legge oggi non consente quest’atto di equità e fermarsi senza andare oltre, è grave”. “Il sottosegretario avrebbe dovuto quantomeno aggiungere che se la legge oggi è ingiusta, loro avrebbero immediatamente provveduto a cambiarla. Ma credo che ci sia sempre tempo per farlo”, si augura il sindaco di Casal di Principe.
Per Valerio Taglione, coordinatore del Comitato don Peppe Diana “è deludente e finanche scandaloso che Augusto Di Meo continui ad essere preso in giro, illuso da uno o da un altro. Sono 20 anni che siamo accanto ad Augusto, Abbiamo raccolto firme, chieste udienze e perorato il suo esempio. Non si può abbracciarlo e poi dire che per lui non ci sono soluzioni. Il 19 marzo a Casal di Principe chi verrà non ricorderà solo don Peppe Diana ma si schiererà accanto ad Augusto che non si girò dall’altra parte come tanti hanno invece, fatto in questi anni”.
Sulla necessità di fare una legge ex novo, è intervenuto anche Giovanni Solino, referente provinciale di Libera Caserta. “Quando le leggi sono sbagliate bisogna trovare la forza ed il coraggio di cambiarle e nel caso di Augusto Di Meo siamo già in enorme ritardo. Dobbiamo cambiare la norma che calpesta il suo esempio di testimone e avanzare a testa alta”.
Quindi se non può essere modificata la legge in vigore, il Parlamento ed il Governo potrebbero studiare una norma ad hoc per tutti quei testimoni di giustizia che hanno dato il loro indubbio contributo per combattere le mafie, facendolo prima del 2001, anno in cui è stata introdotto la legge sui testimoni di giustizia. Si darebbe, finalmente dignità ai tanti come Di Meo.
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