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Decrescita felice tra ambiente ed economia: visione possibile di resilienza sociale

Quanto tempo resta alla Terra prima che gli effetti del riscaldamento globale saranno diventati irreversibili? Sette anni e 102 giorni indica il “Climate Clock” inaugurato il 19 settembre 2020 su una facciata di Union Square.”Un countdown frenetico al punto di non ritorno”.

Articolo a cura di Giuseppe Zagaria

Sono innumerevoli i movimenti che lottano per la tutela del nostro pianeta, pochi però propongono idee effettive da cui ripartire. “Decrescita Felice” è l’ossimoro che punzecchia le più grandi società del nostro tempo.

La teoria della decrescita (il cui maggiore esponente, attualmente, è l’economista franc ese Serge Latouche) è una teoria di filosofia economica e sociale affermatasi a partire dalla fine degli anni Settanta, sostenitrice della necessità di ridurre volontariamente la produzione economica e l’entità dei consumi al fine di ristabilire una corretta relazione fra l’uomo e l’ambiente e di sanare la crescente diseguaglianza economica e sociale fra Paesi e all’interno degli stessi.

Ma è davvero necessaria e possibile una rivoluzione del genere?

Secondo De Benoist l’ideologia del progresso poggia su tre principi fondamentali: una concezione lineare del tempo; un’interpretazione ottimistica largamente modellato della tecnoscienza; un’intrinseca valorizzazione della novità in quanto tale. Sin dal giorno zero la mente di qualsiasi organismo dotato di coscienza ha sempre (anche incondizionatamente) agito con lo scopo di progredire. E’ utopico negare all’uomo l’istinto di crescere. L’economista italiano Giorgio Arfaras nel 2012 scrisse “Il pensiero dei teorici della decrescita non è economico, poiché funzionerebbe solamente in presenza di una utopica umanità migliore: esso dunque è più da considerarsi come un pensiero para-religioso e come tale, né avente carattere scientifico né passibile di dimostrazione”. Aggiunge poi in un’intervista che l’idea di crescita troppe volte viene associata all’ inquinamento: “Si può benissimo avere questa crescita semplicemente riformando. Queste cose sono già in corso, ci sono già le auto elettriche, i pannelli. Basta fare in modo che queste cose proseguano”.

Il filosofo francese Jean Zin osserva che “Per quanto la teoria della decrescita possa avere un positivo effetto pedagogico essa pecca di un certo volontarismo idealista, specie nel suo credere che sia possibile ottenere tale cambiamento attraverso l’azione della politica quando le forze sociali che sarebbero necessarie per sostenerlo mancano. Essa, dunque, allo stato attuale, è da considerarsi come un puro esercizio intellettuale, privo di possibilità di realizzazioni pratiche, quantomeno su larga scala”. Ne sono la conferma le opinioni di uomini di politica come Silvio Berlusconi prima, Matteo Renzi dopo, che associano il concetto di decrescita all’idea di una maggiore miseria e povertà economica per la popolazione.

Rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Gli otto concetti chiave da cui ripartire secondo Latouche, tutti termini che nel 2021 sentiamo quotidianamente, dalle radio, dai comizi, rimbombano forte nei discorsi delle più grandi personalità degli ultimi anni perché la “Decrescita felice” è già parte integrante delle nostre giornate. Giorgio Arfaras parla di pannelli fotovoltaici indubbiamente riconducibili alla parola “Ricontestualizzare”, in quanto l’energia solare viene convertita in energia elettrica.

La raccolta differenziata stessa è l’emblema della parola “Riciclare”.Rivalutare” insieme a quelle citate poco prima sono forse le parole che ci danno più spunti, tutti almeno una volta abbiamo cercato tra i vecchi vestiti dei nostri genitori un capo tornato alla moda dopo 20 anni e diventato poi il nostro preferito. Altro esempio lampante sono i tanti architetti in giro per il mondo che stanno regalando una nuova vita a luoghi abbandonati come di New York “Line Park” l’ex ferrovia diventata uno dei parchi più importanti e visitati della Grande Mela o anche il ristorante dello chef stellato Carlo Cracco “Carlo e Camilla in segheria” nato in una delle più antiche segherie di Milano. Entrambe mete turistiche che hanno un importante impatto sulla crescita economica del paese. Pertanto cos’è utopia se non un alibi per voltare le spalle al nostro dovere di buoni esseri umani. L’atteggiamento passivo che qualcuno vorrebbe trasmetterci è qualcosa che non deve appartenerci perché, ciò che loro appellano come impossibile in realtà sta già silenziosamente avvenendo. Il problema non è quanto si produce ma come lo si fa. Bisogna non abolire ma regolare la crescita secondo i bisogni umani e non del profitto, come ci insegna Latouche che alla lunga sta dimostrando che la sua teoria può essere la chiave di volta per un futuro migliore.

redazione

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