De Raho: “A Casal di Principe un’antimafia pulita perché semplice ed umile”. Il Procuratore nazionale antimafia è intervenuto a Casa don Diana per la presentazione del libro ‘Dalle mafie ai cittadini’, scritto da Toni Mira e Alessandra Turrisi, sulle storie di recupero dei beni confiscati.
di Tina Cioffo
«C’è chi ha sfruttato l’antimafia per arricchirsi ma quella era la mafia dell’antimafia e le cose non vanno confuse. Non si può mai fare di tutta l’erba un fascio né tanto meno far pagare per gli errori di qualcuno, tutti gli altri. A Casal di Principe, c’è un’antimafia pulita perché umile e semplice e questo va salvaguardato da qualsivoglia attacco”, lo ha detto il procuratore nazionale della Dna, Federico Cafiero De Raho intervenendo a Casal di Principe, presso Casa don Diana nel bene confiscato gestito dal Comitato don Peppe Diana, in occasione della presentazione del libro ‘Dalle mafie ai cittadini’ di Toni Mira e Alessandra Turrisi. Il libro dei giornalisti di Avvenire, ripercorre l’utilizzo dei beni confiscati alle mafie e che quindi fa uno spaccato di un nuovo tipo di economia e a parlarne con De Raho c’erano anche i cooperatori che gestiscono beni confiscati fra mille difficoltà a partire spesso dal recupero dell’immobile all’avvio dell’attività. Dalle storie drammatiche di bambini vittime di violenza che hanno trovato una famiglia nella ‘Compagnia dei Felicioni’, a Trentola Ducenta alle decine di cooperative sociali nate tra Caserta e Teano, a Casal di Principe e Castel Volturno come ‘La Strada’, ‘Marco Polo’, ‘Davar’,’Esperanto’, ‘Terra Felix’ e ‘Coop 21’, ‘RainArcigay’, ‘Nco’. Un esercito di cittadinanza attiva che conta anche su nuove associazioni nate a Casal di Principe come La Fenice e CasaleLab, fatte di giovani casalesi che hanno deciso di mettersi in gioco.
Attenzione a non dimenticare il passato
“Eppure, c’è qualcosa che ci sfugge e non riusciamo a rassegnarci alla distrazione di certa politica che non vede più nella lotta alla mafia, una priorità d’azione”, ha osservato Valerio Taglione, coordinatore del Comitato. “Non è mai semplice cominciare un’attività e certamente lo è meno in un bene confiscato, ad ostacolarsi a volte è una burocrazia pachidermica”, ha sottolineato Marisa Diana, assessore comunale di Casal di Principe, forte del risultato di aver aperto due scuole in due beni confiscati. “Capisco un certo scoramento ma non dovete in alcun modo abbattervi, ricordo e dovete farlo anche voi quel passato asfissiante che nel Casertano ha voluto dire morte e sangue innocente. Non è vero che le cose vanno tutte male, a pensarlo faremmo torto a tutto il lavoro fatto per superare il passato di violenza. Siamo padroni di noi stessi e possiamo godere di una libertà che non deve mai essere ritenuta scontata”, ha continuato De Raho rivolgendosi a chi ha accettato la sfida dell’impegno.
Il cambiamento c’è perché liberi di scegliere
“Il cambiamento è in atto e bisogna avere la necessaria fiducia per cogliere i segnali”, ha poi aggiunto il Procuratore ricordando anche il protocollo ‘Liberi di scegliere’ che rompe l’automatismo dell’ereditarietà mafiosa. Un protocollo di intesa tra Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, Tribunale per i Minorenni, Procura per i Minorenni e Procura Distrettuale di Reggio Calabria, Procura Nazionale Antimafia e Libera, sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana che si propone di aiutare donne e minori che vogliono uscire dal circuito mafioso per una concreta alternativa di vita. Un automatismo che nell’area del clan dei Casalesi non è ancora del tutto superato. La recente inchiesta sui ‘figli d’arte’ che ha portato in carcere i figli di camorristi in carcere, parla da sola. Altamente dannose anche se meno rumorose sono quelle culture criminali che si tramandano in famiglia e non solo da padre in figlio ma anche da zio a nipote così come è evidente nella famiglia di Michele Zagaria, capo clan dei Casalesi a Casapesenna. “Se non raccontassimo le buone pratiche e le storie di riscatto a partire dall’investimento umano prima che dai numeri, lasceremmo a metà il lavoro di restituzione del maltolto alla collettività”, ha detto Mira giornalista di Avvenire. Tra i presenti i familiari delle vittime innocenti della camorra, da Marisa Diana sorella di don Peppe Diana, ai figli e fratelli dei morti senza colpa come Pasquale Pagano, Arturo Della Corte, Giuseppe Miele, Antonio Di Bona, Alberto Vallefuoco; il presidente della Fai, Luigi Ferrucci. E poi il colonnello della Gdf Michele Doronzo, dei Carabinieri Donato D’Amato, i vice prefetto La Stella e Gerlando Iorio, il consigliere regionale Vincenzo Viglione.