Dalla Nigeria al porto di Catania e poi costrette a vendersi

Prostituzione, quattro arresti per tratta di persone e sfruttamento. L’indagine partita dal porto di Catania è arrivata fino a Caserta. Alle ragazze nigeriane e libiche, per lo più minorenni veniva promesso un posto di lavoro ma poi una volta in Italia erano costrette a vendere il loro corpo.

Tratta di persone e sfruttamento della prostituzione. Quattro cittadini nigeriani, tra cui tre donne, sono stati arrestati in provincia di Caserta, nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania su una tratta di connazionali che venivano trasferite in Italia per essere avviate alla prostituzione.

L’accusa

L’accusa, a vario titolo, è di concorso con altri soggetti non ancora identificati in Nigeria e in Libia, di tratta di persone, reato pluriaggravato dalla transnazionalità e dall’aver agito in danno di minori, esponendo le persone offese ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica.

Le ragazze, venivano fatte sbarcare nel porto di Catania e poi trasferite sul territorio nazionale. L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Catania, è scaturita dalle dichiarazioni rese da una minorenne nigeriana “Onda” (nome di fantasia) sbarcata nel porto catanese nel luglio del 2016 dalla nave della Guardia Costiera “Luigi Dattilo”, insieme ad altri 359 migranti.

Dal racconto di ‘Onda’

Dal suo racconto gli investigatori hanno saputo che la ragazza era stata reclutata nel suo paese con la falsa promessa di un lavoro in Italia, dopo essere stata sottoposta al rito esoterico ju-ju, con il quale si era impegnata a ripagare la somma di circa 20mila euro. Una volta in Sicilia la minorenne era stata prelevata dal centro di accoglienza dove si trovava per essere avviata alla prostituzione. Oltre alla storia di Onda, sono state ricostruite le storie di altre donne costrette a prostituirsi per un corrispettivo mensile di 100 euro in postazioni che venivano chiamate “Ugbo”, ovvero “il terreno” che indicava i pochi metri di strada assegnati a ciascuna ragazza e da cui ha preso il nome l’operazione.

I nomi

Gli arrestati sono Helen Ihama Helen, di 42 anni, conosciuta con il soprannome di “Helen”, il fratello Eddy, di 36, inteso “Daddy”, la moglie di quest’ultimo, Epios Amolwi, di 31, e Juliet Eghianruwa Juliet, di 26.

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