Perchè Tokyo ha vissuto un lunedì nero e quali sono le conseguenze future sul resto dei mercati globali. Dalla geopolitica alla recessione Usa: cosa ci aspetta
Il recente crollo della Borsa di Tokyo ha scosso i mercati globali, evidenziando la vulnerabilità delle economie mondiali a una serie di fattori interconnessi. Il lunedì nero per le Borse mondiali è stato segnato da timori di una possibile recessione negli Stati Uniti, il rischio di un contagio economico globale e le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
In questo contesto di incertezza, consigliano gli epserti, gli investitori dovrebbero adottare un approccio prudente ma non eccessivamente conservatore. Diversificare i portafogli, mantenere una visione a lungo termine e monitorare attentamente le evoluzioni economiche e geopolitiche saranno strategie chiave. Gli aggiustamenti del mercato offrono opportunità per acquistare asset a prezzi scontati, ma è essenziale fare valutazioni accurate e informate.
Negli ultimi giorni, il mercato è passato da un eccesso di ottimismo sull’economia statunitense a ipotizzare una recessione. Andrea Conti, responsabile macro research di Eurizon, divisione di asset management di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato al Corriere della Sera come” i dati sul mercato del lavoro e altre metriche macroeconomiche inferiori alle aspettative abbiano alimentato i timori di una recessione, aumentando la volatilità. Questo cambiamento di sentiment è stato ulteriormente aggravato dalla decisione della Bank of Japan di aumentare i tassi di interesse, rafforzando lo yen e indebolendo il dollaro”.
La Federal Reserve (Fed) è stata accusata di essere in ritardo nel taglio dei tassi di interesse, mantenendoli a livelli elevati troppo a lungo e rischiando di indebolire eccessivamente l’economia. Sebbene finora la politica della Fed abbia contenuto l’inflazione e sostenuto una crescita economica moderata, le nuove condizioni del mercato richiedono un’attenta rivalutazione. Conti ha evidenziato che “fino a giovedì scorso, i mercati finanziari erano esuberanti, scontando utili fino al 2025, ma le attuali incertezze richiedono una maggiore prudenza”.
Il Giappone è stato un altro epicentro della crisi. La decisione della Bank of Japan di aumentare i tassi di interesse ha provocato un rafforzamento dello yen, mettendo in difficoltà gli esportatori giapponesi. Il fenomeno del carry-trade, dove gli investitori prendevano in prestito yen a tassi bassissimi per investire in dollari, ha subito un’inversione drammatica, con gli investitori che hanno iniziato a liquidare le loro posizioni, contribuendo al crollo del Nikkei.
Anche il settore tecnologico ha subito pesanti perdite, aggravando la situazione. La crescita straordinaria dei colossi del tech ha suscitato preoccupazioni di una possibile bolla speculativa, simile a quella delle dotcom del 2000. La valutazione di Nvidia, per esempio, è stata definita una “bolla” da uno dei maggiori fondi d’investimento americani, Elliott, che ha espresso dubbi sulle reali potenzialità tecnologiche dell’azienda rispetto alle aspettative di mercato.
Alberto Forchielli, economista e imprenditore, ha spiegato in un’intervista a Fanpage che il crollo delle Borse è stato scatenato da una convergenza di tre fattori principali. Il primo riguarda “i dati sull’occupazione americana, che indicano che l’economia si sta indebolendo e che una recessione potrebbe essere in vista”. Il secondo è “che Warren Buffett, famoso investitore americano, ha venduto la metà della sua quota di azioni Apple per 76 miliardi di dollari, dando una grossa botta al settore tecnologico”.
Inoltre, Intel, una delle più grandi società di semiconduttori, “ha annunciato una grande riduzione di personale, con il taglio di 15mila dipendenti”. Questi eventi hanno evidenziato la debolezza del settore tecnologico, alimentando ulteriormente i timori di una crisi. Il terzo fattore cruciale, secondo Forchielli, è stato “l’aumento dei tassi sullo yen da parte della Banca centrale giapponese, cosa che non faceva da circa 15 anni”. Questo ha portato a un apprezzamento dello yen del 13%, creando difficoltà per gli esportatori giapponesi e innescando il meccanismo del carry-trade inverso, con investitori che hanno iniziato a liquidare le loro posizioni in dollari.
Forchielli ha osservato che la combinazione di questi fattori ha creato una “tempesta perfetta”, ma ha rassicurato che non si tratta di una crisi finanziaria profonda. Ha suggerito che un intervento della Fed con un abbassamento dei tassi di interesse potrebbe stabilizzare la situazione. Inoltre, ha notato che “i mercati giapponesi e cinesi sono già a livelli di valutazione bassi” e che “l’economia americana, nonostante il calo della crescita dell’occupazione, non è in una situazione drammatica”.
Per quanto riguarda il settore tecnologico, Forchielli ha affermato che, sebbene vi sia un aggiustamento dei valori, l’economia legata all’intelligenza artificiale rimane solida. “Gli investimenti in infrastrutture come data center e tecnologie di apprendimento automatico continuano ad essere forti e non subiranno rallentamenti significativi”.
Le banche centrali, in particolare la Fed e la Banca Centrale Europea (BCE), giocheranno un ruolo cruciale nel navigare questa tempesta economica. Un abbassamento dei tassi di interesse potrebbe essere necessario per stimolare l’economia e ridurre la volatilità dei mercati. Tuttavia, la politica monetaria dovrà bilanciare la necessità di contenere l’inflazione con il supporto alla crescita economica.
Le tensioni geopolitiche, specialmente quelle legate al conflitto in Medio Oriente, continueranno a influenzare i mercati. Sebbene i mercati si siano in parte abituati a questi rischi, ogni escalation potrebbe avere ripercussioni significative. La stabilità geopolitica rimane un fattore critico per la fiducia degli investitori e la stabilità economica globale.
I mercati asiatici, particolarmente quello giapponese, potrebbero vedere una ripresa a seguito delle recenti turbolenze, come si è già potuto notare nella giornata odierna. Con valutazioni più basse, ci sono opportunità per gli investitori di lungo termine. La solidità delle aziende giapponesi e la potenziale stabilizzazione dello yen potrebbero favorire un rimbalzo del mercato.
Per i mercati occidentali, il focus sarà sull’evoluzione della politica monetaria e sulla capacità delle economie di adattarsi a nuove condizioni macroeconomiche. Gli Stati Uniti dovranno affrontare il dilemma di sostenere la crescita economica senza alimentare l’inflazione. L’Europa, nel mezzo di questa crisi parallela, dovrà navigare tra le influenze dei mercati americani e asiatici, cercando di mantenere la stabilità economica interna.
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