In Italia si somministrano sempre più dosi giornaliere di vaccino antiCOVID-19. Si è superata la soglia delle 300mila vaccinazioni al giorno, avvicinandosi all’obiettivo dichiarato dal Commissario straordinario del governo per l’emergenza pandemica, Francesco Paolo Figliuolo, di mezzo milione di somministrazioni quotidiane. Se le difficoltà logistiche sembrano quindi in via di risoluzione, c’è ancora una disponibilità limitata di dosi di vaccino.
Il Commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, ha affermato che ciò è causato principalmente dalle inadempienze della multinazionale AstraZeneca: dei 120 milioni di dosi del suo preparato Vaxzevria previste per l’UE nel primo trimestre del 2021, la società ne ha consegnate solo un quarto, circa 30 milioni. La casa farmaceutica anglo-svedese ha giustificato questi ritardi con problemi di produzione nei suoi stabilimenti europei, verosimili con un prodotto altamente complesso come un vaccino; è comunque da notare come il contratto stipulato dall’azienda con il Regno Unito sia finora stato completamente rispettato, permettendo al Paese governato da Elisabetta II, che ha puntato molto sul preparato sviluppato da AstraZeneca e Università di Oxford, di raggiungere la soglia del 50% di persone vaccinate con almeno una dose (in UE attualmente questa percentuale è del 20%). I disguidi con la società anglo-svedese hanno spinto la Commissione europea a non rinnovare il contratto per la fornitura di Vaxzevria, e in questi giorni è nell’aria anche una possibile azione legale.
La campagna vaccinale europea va a rilento anche rispetto agli Stati Uniti, dove il 60% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, anche se la capacità produttiva di UE e USA per quanto riguarda i vaccini è pressoché identica. Il motivo per cui gli Americani sono molto più avanti rispetto al Vecchio Continente risiede nella politica di “nazionalismo vaccinale” del Presidente Biden, che in questo non si è discostato molto dall’America first del suo predecessore Donald Trump: tutte le dosi di vaccino prodotte su suolo statunitense vi rimangono, finché non verrà raggiunta l’immunità di gregge. L’Unione Europea, invece, esporta una parte delle dosi che produce ai Paesi confinanti, tra cui appunto il Regno Unito. Ad ogni modo, i rallentamenti che hanno caratterizzato la prima fase della campagna vaccinale dovrebbero essere superati già da maggio; il Commissario Figliuolo ha infatti dichiarato che il Bel Paese riceverà nel prossimo mese 15 milioni di dosi, quasi il doppio degli 8 milioni previsti per aprile. Grazie a un’accelerazione sostanziale nelle somministrazioni si potrebbe raggiungere l’immunità di gregge entro la fine dell’estate, e le riaperture decise dal governo potrebbero finalmente essere definitive. Si supererebbe così la fase più acuta dell’emergenza, permettendoci di tornare ad una vita “quasi normale”
articolo a cura di Riccardo Belgiorno Terza A/Biomedico del Liceo Garofano di Capua