Covid 19, terza dose del vaccino scelta obbligata per fine pandemia

Covid 19, molti esperti sostengono che attualmente siano in corso “due pandemie”: una tra i vaccinati e un’altra tra i non vaccinati. Per capire quanto la malattia sia molto meno preoccupante per i vaccinati basta mettere a confronto alcuni dati presenti nell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità.

Articolo a cura di Riccardo Belgiorno*

Nonostante le nuove ondate del COVID 19 a livello mondiale e gli aumenti dei casi negli ultimi tempi anche in Europa, sembra proprio che gli effetti benefici dei vaccini siano ben visibili: se si guardano le variazioni giornaliere del numero di ricoverati in terapia intensiva, cioè la differenza tra nuovi ricoverati e pazienti dimessi, è evidente come in questo periodo dell’anno scorso fossero in aumento (stava cominciando la seconda ondata), mentre oggi sono in diminuzione, anche dopo la terza ondata; la stessa cosa avviene per l’andamento dei decessi. Molti esperti infatti sostengono che attualmente siano in corso “due pandemie”: una tra i vaccinati e un’altra tra i non vaccinati. Per capire quanto la malattia sia molto meno preoccupante per i vaccinati basta mettere a confronto alcuni dati presenti nell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (ISS): i nuovi contagi tra i vaccinati sono 777 ogni 100mila persone, mentre tra i non vaccinati sono 95 ogni 100mila. Le morti sono invece 74 per milione tra i non vaccinati e solo 4 per milione tra i vaccinati. È importante considerare i valori relativi alla popolazione totale e non i numeri assoluti, in quanto siamo già al punto della campagna vaccinale in cui si verifica il cosiddetto “effetto paradosso”: a causa dell’alto numero di persone vaccinate i numeri dei ricoveri e dei decessi possono essere molto simili tra vaccinati e non. Nel report dell’ISS sono presenti anche i dati aggiornati sull’efficacia dei vaccini: questi proteggono al 77,8% dal contagio, al 92,4% dall’ospedalizzazione, al 94,8% dal ricovero in terapia intensiva e al 94,3% dal decesso. Questi dati sono in leggero calo rispetto al report precedente, ma uno studio condotto dal Dipartimento della Salute dello Stato di New York, il più ampio negli Stati Uniti d’America per tipo di vaccino e tempo di somministrazione, pubblicato in prestampa su MedRxiv, afferma che il leggero calo di efficacia dei vaccini a mRNA e del Janssen nei pazienti ultrasessantacinquenni è dovuto prevalentemente alla variante delta, e non a un calo di efficacia del vaccino nel tempo. Per questo la somministrazione della terza dose riguarda per ora principalmente pazienti anziani e immunocompromessi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’Europa è il nuovo epicentro della pandemia. Se alcuni Paesi come l’Italia, la Spagna o il Portogallo stanno subendo effetti molto limitati di questa nuova ondata è merito dei loro alti tassi di vaccinazione (80% circa); al contrario i Paesi dell’Est, dove i tassi di vaccinazione si fermano al 30%, stanno vivendo una situazione estremamente drammatica, simile a quella che ha caratterizzato l’Italia nella primavera del 2020. La situazione nel nostro Paese è quindi molto migliore rispetto al resto d’Europa, ma è comunque necessario non abbassare la guardia: in seguito alle recenti proteste no vax e no green pass (a cui hanno partecipato persone non vaccinate e in cui non si sono rispettate le basilari misure di contenimento del contagio), i contagi a Trieste si sono impennati e il Friuli-Venezia Giulia potrebbe passare in zona gialla. È quindi evidente come sia ancora importante continuare ad adottare i comportamenti che in questi due anni ci hanno ripetuto fino alla noia (mascherine nei luoghi chiusi, distanziamento e lavaggio frequente delle mani), ma soprattutto vaccinarsi: solo così potremo evitare nuove chiusure e mettere la parola fine a questa pandemia.

*studente Liceo Garofano di Capua, indirizzo Biomedico

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