Costrinse un suo consigliere di maggioranza eletto nella lista Casapesenna in positivo a dimettersi. Per questo la Procura di Napoli Nord ha chiesto al Gup del tribunale di Napoli Nord il rinvio a giudizio del sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa. Ora sarà il tribunale a decidere se accettare o rigettare.
Al sindaco di Casapesenna viene contestato l’articolo 294 del codice penale “Attentati contro i diritti politici del cittadino”. “Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico (1), ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”. Inoltre viene contestato l’articolo 479 del codice penale ‘Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici’. “Il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto (1) nell’esercizio delle sue funzioni (2), attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’art. 476”.
Secondo l’accusa il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa avrebbe costretto Sebastiano Cilindro, consigliere di maggioranza, a rassegnare le dimissioni. Al primo cittadino viene contestata anche l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla funzione di sindaco in carica.
Secondo quanto raccolto dal pm le dimissioni del consigliere Sebastiano Cilindro avvenuto il 18 marzo del 2015 sarebbero state imposte con la forza dal sindaco di Casapesenna Marcello De Rosa. In particolare sarebbe stata scritta e firmata in maniera fittizia anche una lettera di dimissioni indirizzata al presidente del consigli comunale, motivata da ragioni familiari. Di quella lettera però Sebastiano Cilindro, che ha presentato una querela alla Procura della repubblica di Napoli Nord, non sapeva assolutamente nulla e nemmeno l’aveva firmata. Anzi lo stesso Cilindro si era rifiutato di firmare le dimissioni, che venivano richieste perché il padre del consigliere, Raffaele Cilindro era stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso (poi assolto anche in appello ndr). Secondo quanto raccolto dall’accusa la lettera era stata comunque presentata e protocollata al Comune di Casapesenna, nonostante non ci fosse la firma originale di Sebastiano Cilindro. Da qui erano nati diversi tentativi di far firmare una reale lettera di dimissioni al consigliere che si era sempre opposto, fino poi a cedere quando era intervenuto in prima persona il sindaco Marcello De Rosa che avrebbe minacciato e costretto il consigliere ad apporre la firma. La data dell’udienza che confermerà o rigetterà la richiesta di rinvio a giudizio è stata spostata, si doveva tenere martedì prossimo al tribunale di Napoli Nord ma è saltata per astensione.
E’ lo stesso primo cittadino ad intervenire sulla questione dicendo: “Non voglio condizionare nessuno, ma posso dire che io ho sempre agito per tutelare i consiglieri comunali e la cittadinanza, rispettando le regole. Vedremo cosa deciderà il tribunale, ma sono seren”.
Intanto dopo quattro anni la Dda di Napoli ha chiuso l’indagine a carico del sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, ritenendo insufficienti gli elementi raccolti. Con l’archiviazione si mette fine ad una vicenda che aveva coinvolto il primo cittadino che dal 2014 vive sotto scorta, a causa di una rapina violenta subita nelle propria abitazione. Inoltre anche il fratello del sindaco qualche anno dopo era stato minacciato da alcune persone incappucciate che armate di pistola avevano sfondato il finestrino dell’auto dell’uomo, bloccato in una strada periferica di Casapesenna. La Dda di Napoli aveva avviato un’indagine per associazione per delinquere di stampo mafioso, ma il tutto è stato archiviato, così come richiesto dal sostituto procuratore Antimafia Maurizio Giordano: “Trattasi di vicenda in cui non emergono fatti e condotte non ascrivibili alla circostanza aggravante di cui all’articolo 416 bis”.
Fabio Mencocco
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