Il possibile coinvolgimento dell’Isis e i motivi dietro le stragi nella regione settentrionale del Caucaso in Russia
Il Daghestan, regione del Caucaso settentrionale in Russia, è stato teatro di un duplice attacco terroristico che ha provocato 19 vittime. Un commando armato ha colpito simultaneamente le città di Derbent, situata sul Mar Caspio, e la capitale Makhachkala. Tra gli obiettivi degli aggressori, una sinagoga e due chiese ortodosse. Il Comitato Investigativo Russo ha confermato che tra le vittime si contano quattro civili, inclusi un prete ortodosso, e 15 agenti di polizia. Sergei Melikov, governatore del Daghestan, ha definito questo un “giorno tragico per il Daghestan e per l’intero paese”, attraverso un video pubblicato su Telegram.
A Derbent, gli assalitori hanno preso di mira una sinagoga, sede della comunità ebraica nella regione a maggioranza musulmana e patrimonio dell’Unesco. La sinagoga è stata successivamente data alle fiamme. L’agenzia statale russa Tass ha riportato che gli aggressori hanno anche colpito due chiese ortodosse nelle vicinanze, uccidendo padre Nikolai, un parroco che serviva la comunità da oltre 40 anni. Nel frattempo, a Makhachkala, uomini armati hanno aperto il fuoco contro la polizia presso un posto di blocco, causando ulteriori vittime tra le forze dell’ordine. Le Forze Armate Russe hanno concluso un’operazione antiterrorismo nella regione, uccidendo diversi terroristi. Il Comitato Nazionale Antiterrorismo ha dichiarato: “Dopo la neutralizzazione delle minacce alla vita e alla salute dei cittadini, è stato deciso di concludere l’operazione antiterrorismo in Daghestan”.
Secondo gli analisti dell’Istituto per lo Studio della Guerra (ISW), è probabile che dietro gli attacchi ci siano i miliziani dello Stato Islamico (Isis). Gli esperti dell’ISW escludono l’ipotesi russa di un coinvolgimento dell’Ucraina e della NATO, e puntano il dito sulle crescenti tensioni tra Mosca e le minoranze musulmane del Caucaso. Queste tensioni stanno infatti facilitando il reclutamento da parte di gruppi estremisti. Dopo gli attacchi, la cellula russa dell’Isis, Al-Azaim Media, ha pubblicato una nota di ringraziamento ai “fratelli del Caucaso” per aver dimostrato le loro capacità, suggerendo un legame con ‘Vilayat Caucasus’, una cellula attiva nella regione. Da aprile, l’Isis ha intensificato le richieste di reclutamento nel Caucaso settentrionale. Gli analisti hanno anche criticato la risposta delle autorità russe, definendola una “vaga operazione antiterroristica” che si è concentrata sull’accusa, infondata, all’Ucraina e alla NATO.
Il Patriarca di Mosca, Kirill, ha espresso profondo shock per gli attentati, affermando: “Sono profondamente scioccato dalla notizia degli attentati terroristici commessi a Derbent e Makhachkala, in seguito ai quali sono rimasti uccisi e feriti agenti di polizia e civili, nonché del brutale assassinio del prete ortodosso, l’arciprete Nikolai Kotelnikov, e dei dipendenti della tempio e della sinagoga”. Il Patriarca ha aggiunto che “il nemico non rinuncia a tentare di distruggere la pace e l’armonia interreligiosa all’interno della nostra società, scegliendo deliberatamente luoghi sacri per i credenti come bersagli dei suoi attacchi”. Kirill ha esortato le forze dell’ordine a fare tutto il possibile per eliminare la radicalizzazione della vita religiosa e ogni manifestazione di estremismo e ostilità interetnica, poiché “il presente e il futuro del nostro Paese dipendono in gran parte da questo”.
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