Con l’emergenza Coronavirus e la conseguente ricaduta sulle attività economiche, la filiera del wedding è in ginocchio.
Laura ha 28 anni, è una giovane avvocatessa aversana che, dopo 7 anni di fidanzamento, finalmente quest’anno potrà coronare il suo sogno d’amore. “La data del matrimonio è il 20 luglio. Abbiamo cercato per mesi la location giusta, l’abbiamo prenotata con due anni di anticipo. Ho già scelto l’abito bianco, le bomboniere, fiori… eh, mi potrò sposare?” chiede Laura, la voce rotta dall’emozione. A poco più di due mesi dall’evento, la giovane coppia non sa ancora se potrà sposarsi e soprattutto, non sa a chi rivolgersi per avere una risposta. “Abbiamo chiamato più volte alla Tenuta, ma non ci hanno saputo dire nulla- racconta Laura- sono anche loro in alto mare. Io sono indecisa, se rimandare al 2021
o aspettare ancora un po’, con il rischio di dovermi accontentare di un’altra data, visto che le cerimonie si prenotano con largo anticipo. E poi, sposarmi come? Con la mascherina? Rinunciando ad una parte degli ospiti?”. Laura è avvilita, anche perché intanto con il suo fidanzato ha comprato una casa e sta già pagando un mutuo.
In tempi di coronavirus, il giorno più bello rischia di trasformarsi in un incubo. Un incubo all’ennesima potenza, perché se il matrimonio è il giorno più felice della vita di un innamorato, il tracollo del settore coinvolge centinaia di migliaia di persone. Da qualche giorno, i numeri circolano in rete: nel 2019, in Italia i matrimoni sono stati 220 mila per un fatturato di circa 10 miliardi. In Campania, sono circa 12mila le attivita’ legate alla filiera del wedding, che generano circa 1,5 miliardi di fatturato annuo.
Sara Trocciola, Wedding planner di successo, casertana, titolare di Serendipity, si è fatta portavoce delle istanze di un intero settore: non solo di chi organizza i matrimoni, ma di tutto l’indotto, che rappresenta un settore a sé, della cui crisi nessuno si è fatto ancora carico. “Le location per eventi- spiega Sara- non sono comparabili ai ristoranti che lavorano alla spicciolata. Rappresentano il motore da cui partono decine di attività, dai fioristi all’oggettistica, agli abiti, agli accessori, dai wedding planner ai camerieri, dai confetti ai visagisti, dagli acconciatori ai fotografi. Al momento- aggiunge- sono state annullate la maggior parte delle cerimonie fino a luglio, noi crediamo che si possano creare le condizioni per riprendere a lavorare in sicurezza ad agosto e per tutto l’autunno. Possiamo organizzarci bene ed in tempi brevi, è il nostro lavoro, ma c’è bisogno di chiarezza. Abbiamo scritto una petizione al Presidente della Repubblica ed al Governo, al momento non abbiamo ricevuto risposta. Siamo degli invisibili- continua Sara- eppure paghiamo le tasse come tutti, abbiamo delle spese fisse, i dipendenti e non abbiamo nessuna linea di sostegno dedicata. Mai come ora, ci vediamo completamente abbandonati. Siamo consapevoli che si tratta di un settore che va ripensato e siamo pronti ad assumere tutte le misure di sicurezza possibili, ma abbiamo bisogno di sederci ad un tavolo e far capire in che condizione ci troviamo. Ogni numero è un lavoratore e dietro ogni lavoratore c’è una famiglia, un mutuo, delle bollette, figli ai quali non si può dire: si mangia nel 2021”- conclude.
Alessandra Cappabianca
ale.cappabianca@gmail.com
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