Coronavirus, la marcia social per don Peppe Diana diventa una maratona. Centinaia contributi ricordano il prete e gli ultimi 26 anni vissuti nell’impegno partito da Casal di Principe ma ormai patrimonio di tutti.
Video, messaggi, storie di impegno e tanti messaggi da tutta Italia. Il 19 marzo 2020 non è rimasto in silenzio. Impossibile avere la marcia così come è stato per anni. Il divieto di qualsiasi tipo di assembramento ha indotto gli organizzatori a rinviare pure il Canzoniere popolare di don Peppe Diana che era stato programmato con il contributo di tanti musicisti e dei maestri Carlo Faiello ed Ambrogio Sparagna. Le restrizioni Coronavirus avevano fatto temere di non riuscire a fare memoria di don Diana e nel suo nome di tutte le vittime innocenti della camorra, ed invece i social collegati al Comitato don Peppe Diana sono stati inondati da video, canzoni, testi e fotografie che ricordano Don Diana ma anche tutti gli anni che da quel tragico 19 marzo 1994 si sono andati determinando. E allora, la marcia social è subito diventata una maratona di parole ed immagini e non basta ascoltarli una sola volta per comprendere l’incontinente desiderio di lasciare la propria impronta concreta e ideale, reale e virtuale insieme. In poche ore sono stati raccolti centinaia di contributi. Impossibile anche farne un unico profilo, vista la varietà di persone che hanno aderito: studenti, politici, sacerdoti, artisti, scultori, giornalisti, cooperatori, professionisti e tecnici. E ci sono i bambini, in bici, a passo di danza ed in camicia scout.
“Davanti al tuo corpo in chiesa ti promisi che nessuno ti avrebbe dimenticato e così è stato con l’aiuto di tanti amici e tante persone che ti hanno conosciuto attraverso i racconti e l’impegno. Oggi, in questo particolare periodo che ci tiene lontani, ti prometto che quando passerà il rischio del contagio Coronavirus ti festeggeremo, così come meriti sia fatto”, ha detto Renato Natale, sindaco di Casal di Principe e amico del sacerdote. E’ anche il primo anniversario senza la madre del sacerdote, mamma Jolanda scomparsa il 18 gennaio scorso. “Gli insegnamenti di don Diana sono la traccia di un rinnovato impegno per combattere la camorra guardando in faccia i nostri assassini e dimostrando che un altro modello di sviluppo è possibile”, ha commentato Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia.
«È la prima volta, in ventisei anni, che cause di forza maggiore a tutti note ci impediscono di essere oggi a Casal di Principe nella chiesa di San Nicola, dove il 19 marzo 1994 per mano mafiosa venne ucciso don Peppe Diana. E da lì, insieme a una folta rappresentanza di Libera, di scout dell’Agesci, di semplici persone che hanno trovato in quel giovane sacerdote un punto di riferimento e un presidio di speranza, raggiungere il cimitero e raccogliermi in preghiera sulla sua tomba”, ha scritto don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione Libera. “E più che mai, oggi – ha aggiunto- dovremmo pregare al pensiero e al ricordo di don Peppe Diana – che nella sua nuova vita ha infine rincontrato gli amatissimi genitori Gennaro e Iolanda. Pregare perché dalla lotta contro questo terribile virus, causa di dolore e morte, scaturisca un più forte senso di comunità e un maggior impegno a combattere altri virus che Peppe ha denunciato e combattuto spesso in solitudine, fino a perdere la vita: i virus delle mafie e della corruzione, del potere e delle ingiustizie. Parassiti che si sono insediati nel tessuto sociale e che da anni, decenni o addirittura secoli lo corrodono dal di dentro, togliendoci libertà e dignità”. “Parole di vita ci esortava a pronunciare Peppe, ribelle ai discorsi di circostanza così come ai silenzi timorosi, opportunisti o complici. Mentre alla sua Chiesa chiedeva di “farsi più tagliente e meno neutrale” – e chissà la gioia, da lassù, nel vedere il suo invito realizzarsi nella pastorale saggia e forte di Papa Francesco e dell’attuale Vescovo Angelo Spinillo”, ha concluso don Ciotti.
Tina Cioffo
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