Coronavirus: in ospedale a Caserta 7 sanitari contagiati ma nessun focolaio

Da marzo sottoposti al tampone 900 dipendenti e risultati contagiati solo sette tra medici, infermiere e operatori socio sanitari

Sono sette in tutto i lavoratori dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta –tre medici, un infermiere e tre operatori socio-sanitari – che si sono ammalati di Coronavirus durante l’emergenza iniziata oltre un mese e mezzo fa. Il Commissario Straordinario dell’azienda ospedaliera Carmine Mariano spiega che “900 dipendenti dell’ospedale sono stati sottoposti a tampone nasofaringeo; per alcuni sono stati effettuati controlli ripetuti, raggiungendo così un numero totale di 1103 tamponi eseguiti e processati alla data del 20 aprile. “Abbiamo anche effettuato – aggiunge Mariano – circa 900 test rapidi, sempre ai nostri dipendenti, e oltre cento al personale delle imprese di pulizia, vigilanza, manutenzione, mensa e lavanderia. Inoltre, sin dai primi giorni, sono stati forniti set di dispositivi di protezione individuale, in conformità alle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità”. Per gli altri dipendenti dell’ospedale, in servizio in reparti separati da quelli per il Covid, i tamponi saranno effettuati nei prossimi giorni.

Il medico competente aziendale, Giovanni Rossi, precisa che oltre ai sette lavoratori risultati positivi, nessuno dei quali ha avuto situazioni gravi, “ne abbiamo registrati altri due con gene N, positivi asintomatici, posti in quarantena precauzionale. L’indagine epidemiologica ha permesso di evidenziare che dei sette casi positivi, tre sono sicuramente riconducibili a contagio avvenuto all’esterno dell’ospedale, in quanto rientravano da viaggi dal nord Italia. Pertanto, si può dichiarare l’assenza di focolai infettivi all’interno dell’azienda ospedaliera di Caserta”. “La sorveglianza sanitaria – garantisce Rossi – proseguirà in modo assiduo, portando in breve tempo a compimento la prima fase, con tamponi per tutto il personale, anche delle unità operative meno a rischio, e ripetendo periodicamente la procedura per il personale delle strutture ad alto rischio”.

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