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Coronavirus, Caritas in quarantena volontaria: Ogni giorno 150 pasti tra aiuti e solidarietà

Coronavirus, Caritas in quarantena volontaria: Ogni giorno 150 pasti tra aiuti e solidarietà di esercenti ed agricoltori. L’emergenza crea nuove povertà.

Sono in 30 e tutti in quarantena volontaria alla Caritas di Aversa. A causa dell’emergenza Coronavirus e nel rispetto delle restrizioni da contagio, agli ospiti della struttura di via S.Maria a Piazza si sono unite le persone senza fissa dimora. “All’inizio abbiamo temuto la convivenza forzata e anche la condivisione delle problematiche che alcuni di loro hanno sulle spalle, poi però la quotidianità ci ha dimostrato uno spirito di solidarietà straordinario”, commenta don Carmine Schiavone, direttore della Caritas diocesana di Aversa. In quarantena c’è anche chi è affetto da dipendenze croniche di droga e alcol ed è stato allora necessario organizzarsi con l’Asl. “Ad ognuno di loro è stato fatto uno screening per poterli seguire in questo periodo che speriamo li possa portare alla disintossicazione e ad una vita nuova”, dice don Schiavone. Le limitazioni ordinate per tentar di vincere la battaglia contro il virus, stanno colpendo soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà. C’è chi non riesce a mettere il piatto a tavola ed il prolungare delle disposizioni per la salvaguardia della salute accresce, in alcuni casi, anche la disperazione di chi si vede in un tunnel senza uscita. Le donazioni intanto non mancano. Un panificio di Melito farà arrivare 200 panini ogni giorno, due caseifici, uno di Aversa ed uno di Afragola, consegnano un paio di volte a settimana mozzarella e ricotta e c’è il ristorantino di Aversa che prepara piatti caldi quotidiani. Sono 150 i pasti che ogni giorno la Caritas deve confezionare e consegnare sia per gli interni che per gli esterni. E poi ci sono gli agricoltori che nonostante la crisi e nonostante il periodo non fanno mancare il loro contributo. “Oggi ci hanno portato i piselli freschi e come in un grande convento, ognuno si sta dando da fare per sgusciarli e poi poterli cucinare”, dice il sacerdote pur non nascondendo le difficoltà nella gestione della Casa e per far comprendere che anche per i doni esistono delle regole.

La dignità delle donazioni

“Sono giorni che fuori al portone d’ingresso troviamo delle buste piene di abiti usati, capisco certamente la buona intenzione ma quegli abiti messi così per strada non possiamo neppure portarli in casa in questo momento. Non potrei farli indossare ai nostri ospiti senza sapere da dove provengono e senza una sterilizzazione ed è per questa ragione che ho pregato il donatore misterioso di astenersi”, commenta don Carmine. Gli appelli sono stati scritti anche sulla pagina social della Caritas eppure gli abiti usati e messi nelle buste vengono ancora lasciati in strada. “Siamo cresciuti un po’ tutti con l’idea che donare qualsiasi cosa a chiunque e in qualsiasi modo sia già abbastanza. Sentiamo, tuttavia, l’esigenza di cogliere questa occasione per contribuire al processo di educazione collettiva: la carità è anche nella forma”, dicono il direttore della Caritas ed insieme a lui i volontari, aggiungendo: “In tempi di emergenza sanitaria, inoltre, il gesto assume caratteristiche ancor più gravi: non conosciamo la provenienza della ‘gentile donazione’ e, nostro malgrado, saremo costretti direttamente a smaltire, a nostre spese, quanto ricevuto. Ci dispiace molto ma non abbiamo scelta”. Tina Cioffo

redazione

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