Coronavirus, Appello sui social per i carcerati: chiedono indulto con “battitura” in carcere e da casa

I detenuti e i loro familiari hanno paura del contagio e l’emergenza Coronaviurs li ha indotti a protestare per chiedere indulto ed amnistia. Dai social è partito l’ appello alla battitura nelle carceri di Poggioreale, Pozzuoli e Secondigliano.

E’ un appello certamente inconsueto quello che è stato pubblicato ieri sulla pagina social “Parenti e amici dei detenuti a Poggioreale, Pozzuoli e Secondigliano”. Inconsueta per la verità anche lo stesso gruppo fb ma per attivare il passaparola è la via più semplice. “I detenuti gridano tutti salvi! Tutti a casa! – si legge sul post – facciamo una battitura dai nostri balconi, come loro fanno contro quelle maledette sbarre, appendiamo striscioni per amplificare le loro grida…”. I detenuti in cella e le famiglie da casa daranno vita alla cosiddetta “battitura”, rito di protesta che consiste, per chi è carcerato, nel percuotere le sbarre con oggetti di metallo per fare rumore e far sentire la propria voce. Da casa invece si faranno sentire con mestoli e pentole.

In allerta sono tutte le carceri di Napoli e l’iniziativa per quanto appaia pacifica, lontano dai disordini e dagli assalti di circa un mese fa ( con 13 morti e 35 milioni di euro di danni), vissuti in lungo ed in largo nei penitenziari di Italia, va vissuto con attenzione. La richiesta è di indulto e amnistia ma davvero può scattare così facilmente e per tutti? Mentre i Garanti dei detenuti chiedono al presidente Sergio Mattarella di avere misure per diminuire il numero dei ristretti, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede punta su scarcerazioni sicure, con uno strumento come il braccialetto per seguire gli spostamenti del detenuto e soprattutto per evitare eventuali fughe. Il dibattito si è aperto e non da ora, partendo dall’affollamento e dalle condizioni di vita all’interno degli istituti di pena.

Veronica Vicario

 

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