Continuità con il passato e ingerenze di personaggi ritenuti legati a sistemi criminali alla base dello scioglimento del consiglio comunale di Orta di Atella.
Continuità con le amministrazioni dell’ex sindaco Brancaccio
Continuità con il sistema rappresentato dall’ex sindaco Angelo Brancaccio, oggi in carcere con l’accusa di associazione camorristica. Alla base delle motivazioni che hanno condotto allo scioglimento del consiglio comunale di Orta di Atella, racchiuse nella relazione firmata dal prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, c’è la commistione fra gli amministratori della maggioranza guidata dall’ex sindaco Andrea Villano e personaggi chiave del passato.
Il geometra del sacco edilizio
La figura principale su cui si è concentrato il lavoro della commissione d’accesso è quella di N.I., il geometra che durante ‘l’era Brancaccio’ aveva ricoperto il ruolo di funzionario rilasciando innumerevoli concessioni in difformità con la normativa urbanistica vigente.
N.I. aveva supportato Villano attraverso la lista “Campania libera” e, così come ha ricostruito la commissione d’accesso, il geometra ritenuto al centro del progetto di cementificazione del territorio ad opera di sodalizi camorristici, era solito stazionare negli uffici comunali, spesso occupando le postazioni dei dipendenti.
I lavori al parco di via Verdi
Il suo nome viene tirato in ballo in merito alla gestione del parco giochi di via Verdi, affidata all’ impresa amministrata da sua sorella. L’affidamento non è riferibile all’ ultima amministrazione, ma nel giugno 2018, quando, dopo un sopralluogo congiunto sul luogo, ci si rende conto dell’esigenza di lavori di manutenzione straordinaria, viene sottoscritto un verbale con il quale si stabilisce che sarà proprio la ditta affidataria a fare i lavori per un importo di 57 mila euro,con costi da ricoprire attraverso la mancata elargizione del canone al Comune per cinque anni. Al verbale non segue nessuna delibera di giunta.
La dia falsa
Nella relazione si fa riferimento anche alla firma sulla dia falsa rilasciata da N.I. – sebbene non si potesse – per il locale commerciale destinato poi ad accogliere la farmacia Sagripanti. Solo dopo anni il geometra, sottolinea la commissione, disconosce la sua firma e intanto nessuna denuncia per falsità ideologica commessa da pubblico funzionario viene presentata dall’Ente.
Villano: “Iovinella lo vedevo cambiato!”
Di N.I., Villano, ai carabinieri della compagnia di Marcianise, dirà durante il suo mandato: “Non ha alcuna capacità di incidere sull’attività amministrativa e se anche in passato ha sbagliato lo vedevo cambiato e ben disposto a fare il bene della comunità”.
Il clan Moccia di Afragola
Altra figura considerata importante è quella del figlio di un capo del clan Moccia di Afragola, destinatario di una concessione per la realizzazione di un immobile completamente abusivo in via Troisi. In quella struttura, nel corso dell’amministrazione Villano, una società di Giugliano in Campania presenta richiesta per una ristrutturazione e il cambio di destinazione d’uso finalizzato all’apertura di un supermercato Conad.
Il provvedimento disciplinare per i due dirigenti
Con un provvedimento del novembre 2018 il responsabile di una delle aree amministrative, Raffaele Villano, cugino del sindaco, determina di poter rilasciare il permesso di costruire. il successivo 28 novembre il responsabile di altra area amministrativa, Adele Ferrante, con decisione condivisa anche dal dirigente Silvestre, sospende il procedimento per poi comunicare il 17 dicembre il rigetto dell’istanza in quanto l’immobile era stato realizzato difformemente al piano urbanistico e sottoposto a sequestro dell’autorità giudiziaria.
Solo dopo l’ insediamento della commissione d’indagine, l’ amministrazione si costituisce in giudizio contro il ricorso al provvedimento di diniego.Ciò che insospettisce la commissione è la revoca delle posizioni apicali di Ferrante e Silvestre per il procedimento e il rinvio a giudizio nel quale sono coinvolti. Un atteggiamento che sarebbe stato discriminatorio in quanto non adottato, ad esempio, con il comandante della polizia municipale, pure colpito dal provvedimento.
I legami parentali del presidente del consiglio comunale
Sui legami parentali il focus è soprattutto sul presidente del consiglio comunale, nipote di una persona ritenuta dai collaboratori di giustizia prestanome del capoclan Nicola Schiavone, e precedentemente marito di un architetto, la cui famiglia si è arricchita durante gli anni del sacco edilizio. L’uomo, ritenuto legato al clan, avrebbe sostenuto l’elezione dell’attuale presidente del consiglio, del quale viene riportato dalla commissione d’accesso anche lo stretto legame con Brancaccio. Di questi si sottolinea anche la condivisione di uno studio di lavoro con la figlia dell’ex sindaco.
Puc annullato? Troppo tardi!
Non poteva poi mancare il puc, il piano finito nel ciclone giudiziario per il quale l’amministrazione Villano aveva avviato l’iter di annullamento. Troppo tardi però per gli inquirenti, il puc per loro andava revocato.
Villano viene accusato dalla commissione, anche di aver voluto ostentare la discontinuità conferendo incarichi ad assessori esterni, che però poi di fatto avrebbe finito per svuotare di competenze.
Alessandra Tommasino