di Veronica Vicario- Infiltrazioni mafiose nei Comuni, la Legge che prevede gli scioglimenti delle amministrazioni comunali va migliora. Il focus di Avviso Pubblico.
Sono 40, i Comuni attualmente, sciolti per infiltrazione mafiosa. Tutti distribuiti tra Calabria (22), Sicilia (9), Puglia (5) e Campania (4). Per giungere allo scioglimento non è necessario che siano stati commessi reati perseguibili penalmente oppure che possano essere disposte misure di prevenzione, essendo sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata, anche a prescindere dalla volontà dei primi di assecondare le richieste della seconda. In 27 anni, sono stati coinvolti 278 gli Enti locali con 62 amministrazioni locali che sono state colpite da più di un decreto di scioglimento per infiltrazione e condizionamento della criminalità organizzata. Di queste, 45 hanno subito due scioglimenti, mentre 17 ne hanno subiti 2, mentre 7 ne ha subiti ben tre. Si tratta dei Comuni di: Arzano (2008,2015, 2019); Casal di Principe (1991, 1996, 2012); Casapesenna (1991, 1996, 2012);Grazzanise (1992, 1998, 2013); Marano di Napoli (1991, 2004, poi annullato, 2016);San Cipriano d’Aversa (1992, 2008, poi annullato, 2012); San Gennaro Vesuviano(2001, 2006, poi annullato, 2018). La provincia napoletana risulta al secondo posto nella classifica delle provincie con maggiori enti locali sciolti sciolti per mafia.
Il Rapporto di Avviso Pubblico “Lo scioglimento dei Comuni per mafia. Analisi e proposte” a cura di Simona Melorio, ricercatrice dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è stato presentato il 4 luglio a Roma, presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto. Il volume è edito da Altreconomia.“Il tema degli scioglimenti reiterati degli stessi Comuni è legato a doppio filo alla
fiducia che i cittadini ripongono nelle Istituzioni: è lo Stato che deve dimostrare di
essere più forte dei clan – ha detto la Melorio, aggiungendo: “laddove gli scioglimenti si ripetono più volte nel corso degli anni, le Istituzioni non sono state in grado di far sentire la propria presenza, uno spazio inevitabilmente occupato da altri”.
“La legge del 1991 è stata una legge importante, perché aveva due obiettivi: garantire ai cittadini il diritto di votare liberamente, impedire i condizionamenti
dell’attività amministrativa – ha dichiarato Isaia Sales docente presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, intervenuto alla presentazione– Oggi chi amministra deve sentire più vicine le Istituzioni: non abbiamo bisogno che chi scopre di essere infiltrato venga punito, ma abbiamo bisogno che venga aiutato ad espellere questi soggetti e questi interessi dall’Amministrazione. La legge del 1991 è stata una legge necessaria, ma adesso ha bisogno di ‘fare un tagliando”.
Per il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra:
“Se sciogliere un Ente locale vuol dire prendere atto di un deficit di legalità e
intervenire, sospendendo temporaneamente la democrazia, gli scioglimenti ripetuti
dimostrano che qualcosa nella normativa va modificato”. E allora una proposta: “creare una Commissione su questa tematica, perché– ha spiegato Morra- Non vanno taciuti i meriti della legge naturalmente, che non va cancellata ma solo migliorata in alcuni suoi aspetti. Penso, tra le altre cose al tema, della candidabilità di soggetti che facevano parte di Amministrazioni poi sciolte per infiltrazioni mafiose”.
All’iniziativa sono intervenuti anche Roberto Montà, sindaco di Grugliasco (To) nonché Presidente di Avviso Pubblico. I lavori sono stati moderati da Paolo Borrometi, giornalista di TV2000.
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