Il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, non ha mai fatto mistero della sua intenzione di cambiare l’immagine del paese che amministra. La sua battaglia dichiarata prima ancora di diventare primo cittadino, nell’elezione del 2014 si è poi rafforzata mettendo in campo tutta una serie di progetti ed accorgimenti in grado di cancellare il pregiudizio che spesso ha investito i cittadini di Casal di Principe. “Vi prego, chiamatelo clan dei Falsi Casalesi”, è il suo nuovo appello.
“Vi prego chiamatelo clan dei Falsi Casalesi”. E’ il nuovo appello del sindaco di Casal di Principe, Renato Natale contro la camorra che per decenni si è appropriata anche del nome degli abitanti. La definizione ‘clan dei Casalesi’, dalla gente perbene è stata mai ben vista.
“La semplice aggiunta di questo aggettivo sono convinto che potrebbe essere molto utile a determinare un cambiamento di senso della parola casalese”, spiega Natale ed in effetti il desiderio del sindaco di cambiare anche nella comunicazione il riferimento al clan camorristico potrebbe aiutare a separare, così come si faceva nel gioco delle elementari, i buoni dai cattivi.
La battaglia è cominciata all’indomani della sua elezione a primo cittadino. Il suo paese, inutile nasconderlo, ha comunque dato i natali ad uno dei più efferati e affaristici gruppi criminali conosciuti in Italia, capace di infiltrarsi in ogni settore ed in ogni regione. Ma se questo è un dato di fatto, è altrettanto vero che ipotecare anche il futuro linguistico del comune in provincia di Caserta, non sarebbe giusto.
“Per anni abbiamo assistito a notevoli pregiudizi dai cui siamo stati costretti a difenderci e solo perché di Casal di Principe. Più volte abbiamo tentato di far comprendere la necessità come dovere, di non fare di tutta un’erba un fascio e molteplici sono state anche le spiacevoli episodi che hanno visto dei giornalisti accomunare i camorristi ai cittadini di Casal di Principe, in preda ad una superficiale semplificazione e bisogno di sintesi. Ecco, a tutto questo vorremmo porre un freno, appellandoci al buon uso delle parole. Casal di Principe non è più il ghetto di Italia. Il suo popolo non deve essere più nominato con disprezzo e pregiudizio da quanti lo ritenevano una sola cosa con malaffare e criminalità”, dice il sindaco, mal celando quella vena di fastidio che prova ogni qualvolta è costretto a minacciare querele e a chiedere chiarimenti.
Accadde così già nel 2015 a poco meno di un anno dalla elezione a primo cittadino, quando Massimo Bordin, giornalista di Radio Radicale durante la sua trasmissione radiofonica «Stampa e Regime», condotta dal lunedì al venerdì poco prima delle otto, sfogliando i giornali per la consueta rassegna stampa e commentando i fatti accaduti riferiti ad alcuni parlamentari del Movimento 5Stelle che erano stati accusati di aver fotografato la propria scheda durante le votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica, commentò affermando: “e così insomma c’è stato anche questo modo di partecipare alla votazione che si teneva per la verità nel luogo più importante di una democrazia parlamentare, cioè il Parlamento, e questi si sono comportati neanche fossero a votare per il consiglio comunale di Casal di Principe”. Il dissenso casalese fu generale, interpretato dal sindaco. “Non è possibile – disse- continuare a parlare di Casal di Principe in toni denigratori, assimilandola con ogni tipo di illegalità, più o meno grave, che avviene in giro per il mondo”.
Scherzando e facendo riferimento ai pregiudizi che spesso hanno colpito la cittadinanza, il sindaco Natale già a dicembre 2018 ed in occasione consegna della cittadinanza onoraria al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, al predecessore Franco Roberti e all’ex capo della Squadra Mobile di Caserta Alessandro Tocco, disse: “Con tre concittadini di questa levatura non si potrà dire che i casalesi sono tutti dei camorristi”.
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