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Cinzia e Patrizia, due mamme devote ma anche due donne forti

Cosa provano le donne dinanzi ai mille sforzi dei loro figli con bisogni speciali? Spesso la domanda passa in secondo piano e pare quasi che lo scoramento delle mamme, donne che lottano quotidianamente il doppio per continuare a ricordarsi di esistere, passi in terzo ordine. Le donne che hanno figli con gravi disabilità invece, esistono anche quando sono loro stesse a dimenticarlo. La storia di Cinzia e di Patrizia, parla di due mamme devote ma anche di due donne forti che sono riuscite a trovar la forza per riprendersi un pezzo di vita.

di Tina Cioffo

Ci sono donne che lottano quotidianamente il doppio e non per una identità sociale ma per ricordarsi di esistere. Sì, perché la tua esistenza se sei mamma di una persona con grave disabilità spesso passa in terzo piano. Nulla più conta se non la cura assicurata a tua figlia o a tuo figlio. Nulla ti fa più felice del minimo passo in avanti indotto da mesi di terapia. Cinzia e Patrizia sono la rappresentazione di due donne che da mamme di due ragazze con disabilità serie, sono riuscite a ritagliarsi uno spazio.

Cinzia è la mamma di Francesca, affetta da ritardo psicomotorio importante. E’ una sindrome dismorfogenetica che si chiama Dream Pl, non riesce ad articolare un normale linguaggio, il controllo sfinterico è arrivato molto dopo l’età adolescenziale, le sue difficoltà di coordinazione dei movimenti la costringono a fare molta più fatica. “Ha 22 anni ora ed è una donna – spiega Cinzia- ma quando è nata è stato l’inizio di una vita completamente diversa. Non sono tornata a casa per mesi eppure avevo altri due figli che mi aspettavano, un bambino ed una bambina che ad un tratto mi hanno persa, assorbita da un’altra dimensione”. “Ho dato tutta me stessa per questa figlia che – continua Cinzia- aveva evidentemente bisogno di me ma ho irrimediabilmente trascurato gli altri due miei figli e ancora oggi a volte, tremo al ricordo delle telefonate di mia figlia Raffaella che mi chiedeva di andare alla festa a scuola ma io non potevo perché ero lontana e perché avevo il dovere ed il cuore di stare con Francesca”. Momenti nei quali una donna, una mamma vorrebbe sdoppiarsi tra l’urgenza di abbracciare chi sta lontano e l’emergenza di accudire chi senza non potrebbe stare.

Cinzia però non si è data per vinta, nemmeno quando 10 anni fa ha scoperto di avere un cancro al seno. “Oggi, mia figlia Raffaella è mamma di uno splendido bambino di 15 mesi e tutta la presenza che le ho negato, la riverso su mio nipote. In questo momento vivo un periodo felice. Francesca, ha trovato degli amici frequentando i laboratori della Fattoria della Salute ad Aversa. E’ contenta e ha acquistato sicurezza”. La Fattoria della Salute è un progetto sociale che viene portato avanti negli spazi della Fattoria Fuori di Zucca, nell’ex parco della Maddalena da un’idea della cooperativa sociale Un Fiore Per la Vita e da uno straordinario partenariato di associazioni e cooperative. “I miei figli mi hanno perdonata e io affidando Francesca alle cure in Fattoria, riesco a sorprendermi di avere il tempo di andare qualche volta dal parrucchiere o di andare a farmi una visita medica, per me, proprio per me”, dice Cinzia rimarcando qualcosa che le sembrava impossibile e poi con un sorriso che non ha bisogno di lasciare scoperta la bocca dalla mascherina anticovid, confessa: “Mi sorprendo serena mentre sorseggio un caffè e mi dico che nonostante tutto ce l’ho fatta”.

Ce l’ha fatta pure Patrizia, la madre di Giulia. Sono entrambe bionde ed entrambe ricordano le principesse delle favole dell’est. Giulia è affetta da sbilanciamento cromosomico e anche lei come Francesca frequenta la Fattoria della Salute ad Aversa. Le due ragazze hanno fatto amicizia tra un lavoretto con la carta e sporcandosi le mani nella terra mentre mettono a dimora una piantina. “Qui si sente accolta e si diverte, porta a casa come trofei tutti i lavori che riesce a fare. Giulia ha 14 anni ma è come se fosse una bambina, ha bisogno di attenzioni e cure”. Giulia ha delle trecce lunghe che la mamma le accarezza, ha cura del suo aspetto e non solo della sua salute. “Qui – dice Patrizia- ho riscoperto il mio amore per la natura ed è per questo che ho deciso insieme ad altre due mamme di prendere in affidamento un orto sociale, coltivarlo e far vivere a mia figlia il contatto diretto con quel che ci dona la terra. Per me è un ritorno al passato, una riscossa di felicità”. Gli orti sociali son un’opportunità offerta dal progetto della Fattoria della Salute che ha al centro delle sue attività la realizzazione di un centro di agricoltura sociale e della salute. I semi sono quelli giusti e i frutti non tarderanno.

redazione

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